Letture “politiche” sul Conclave

Mentre papa Benedetto XVI e i collaboratori della Curia vivono la settimana degli esercizi spirituali – il che significa soprattutto preghiera e silenzio – i grandi burattinai dell’informazione cavalcano il tema della campagna elettorale, estendendolo fino a lambire la questione del prossimo Conclave. Mi vengono due considerazioni. La prima. Per gran parte dei mezzi di informazione anche l’elezione di un Papa non è altro che il risultato di una campagna elettorale fatta senza esclusione di colpi da parte di prelati ambiziosi o di fazioni rivali. E anche in questa atipica “campagna elettorale” giornali e giornalisti tentano, in tutti i modi, di giocare un ruolo o di condizionare con tutto il peso della loro ormai poca credibilità. Mi chiedo: ma se tutti si dicono lietamente laici, perché tanto infierire – o parteggiare – per un cardinale o l’altro, perché tanto preoccuparsi per ciò che ne sarà della Chiesa di domani? E che credibilità possono avere i loro consigli dati per il bene della Chiesa? In ogni caso, anche per il Conclave si sta verificando quanto avvenuto per il Concilio, e narrato da Benedetto XVI la scorsa settimana. C’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, i giornali e la televisione. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca di comprendere i segni di Dio, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa.

Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa. Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo. Così - ha detto Benedetto XVI - questo Concilio dei media, accessibile a tutti, fu quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, e realmente tante miserie.

Teniamo presente tutto ciò anche in vista del prossimo Conclave, e cerchiamo di evitare gli stessi errori.

Una seconda considerazione. La storia ci tramanda, a proposito dei Conclavi, le tante pressioni che di volta in volta, nobili, re e imperatori hanno tentato di esercitare, a motivo di interessi molto venali. Oggi, par di capire, non avviene di meno. In altra forma però, tramite la pressione mediatica, oltre la quale ci sono i veri poteri e i veri interessi. Alcune strategie sono già evidenti, ben tracciate e delineate: i cardinali di Curia sono quelli che, da tempo, hanno osteggiato le riforme di Benedetto XVI e si sbranano tra di loro – quindi sono conservatori, intrallazzoni, politicanti e inaffidabili –; quelli provenienti dalle diocesi hanno, probabilmente, scheletri negli armadi, certamente qualche caso di clero sospetto, non sufficientemente indagato e punito. Anche questi non sono degni, anzi, “impresentabili”, e non dovrebbero neppure pensare di mettere piede in Conclave.

Il caso della campagna indirizzata a vietare l’accesso, alla Sistina, dell’ex arcivescovo di Los Angeles è solo un esempio, a cui ne potrebbero seguire altri, magari, nelle prossime settimane.

Il pericolo che anche i cattolici, ingenuamente – o peggio – avallino giochi simili, sposino certe logiche e un modo politico di pensare alle cose di Chiesa c’è, come dimostra – purtroppo – il sondaggio promosso, tra i suoi lettori, da un noto settimanale cattolico (…cattolico?).

© RIPRODUZIONE RISERVATA