L’etilometro prima di entrare in classe

Vita dura per i docenti che amano Bacco. Sono passati solo pochi mesi da quando la Regione Piemonte ha invitato i presidi a sottoporre i docenti ad alcoltest, invito peraltro disatteso per mancanza di fondi mirati, che già si ripropone il problema superato autonomamente dal collega Francesco Malaspina dell’Istituto Alberghiero «Carlo Porta» di Milano. Il mio collega, infatti, ha deciso, di sottoporre ad alcoltest mediate etilometro tutti i suoi docenti che, sbuffando e protestando, hanno dovuto accettare «ob torto collo» e senza avere altra scelta, di sottoporsi alla prova dell’etilometro prima di riprendere le lezioni pomeridiane alla presenza del medico competente. Per farla breve al «Carlo Porta» di Milano non è più consentito al docente rientrare in classe per la ripresa delle lezioni dopo la pausa pranzo, senza prima aver smaltito bene quel galeotto «biceron o bicerin de vin bianc, russ o mestin». Chi verrà beccato alticcio dovrà vedersela col preside che in simili casi può arrivare persino al licenziamento. Esagerato? Non direi se guardiamo a cosa è accaduto, tempo addietro, al prof. Anthony Peter Baldry della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Pavia. Il nostro grande prof., docente di Inglese nel corso di Laurea in Comunicazione, Immagine e Multimedialità, pare arrivasse alle lezioni in stato di ebbrezza tanto da insultare gli studenti con ogni sorta di epiteti poco universitari. Risultato. E’ arrivato «il biasimo comportamentale del Senato Accademico» che gli ha dato il ben servito. Ed io dico che hanno fatto bene a interrompere il contratto e mandarlo a casa. Probabilmente il prof Baldry non è il primo, né sarà l’ultimo a buttare via carriera e dignità personale per il vizietto del bere. Basta scorrere nella rete per trovarsi di fronte a immagini di prof. ubriachi e strafatti che, con il loro comportamento, affossano la propria dignità di persone e compromettono irrimediabilmente il proprio cursus honorum. C’è chi canta in classe canzoni di Vasco Rossi davanti a studenti che, divertiti, applaudono o chi gioca con una bottiglia di birra in chiaro atteggiamento alticcio, tanto per citare qualche esempio. E che bell’esempio! Meglio sarebbe se invitassimo questi signori a cercare un altro lavoro, magari dietro una scrivania piuttosto che esporre i ragazzi a inutili rischi. Forse che in una situazione di mancata sicurezza per la stessa incolumità dei ragazzi è possibile mandare in classe un insegnante che di insegnante ha poco o niente? Nossignore. Questi non hanno bisogno di classi, ma di uno specialista che li curi e li faccia rinsavire. E’ bene ricordare che il decreto legislativo 81/2008 sulla sicurezza sui posti di lavoro prevede il ricorso all’alcoltest previsto per tutto il personale al fine di evitare rischi alle persone. Tant’è che oltre alla Regione Piemonte, anche i Consigli Regionali della Toscana, della Puglia e del Friuli Venezia Giulia, hanno emanato di recente circolari in cui invitano i presidi a mettersi in rete per affidare compiti di controllo preventivo ai medici competenti. Stesso invito è stato fatto alle ASL territoriali per effettuare una più massiccia sorveglianza sanitaria sull’alcoldipendenza per una delle categorie ritenuta giustamente a rischio come quella degli insegnanti. Per quanto riguarda la Lombardia esiste già dal 2013 una circolare dell’Ufficio Scolastico Regionale che fa esplicito divieto di bere alcolici negli ambienti scolastici come in un qualsiasi altro posto di lavoro. Per alcuni è una decisione esagerata, per altri è un’informativa dovuta visto il particolare ambiente di lavoro, la scuola, dove esiste una forte promiscuità tra ragazzi e adulti. Non mancherà probabilmente chi se la prenderà con il «preside sceriffo» o con il «preside podestà», che arriva addirittura a minacciare di licenziamento chi pretende di entrare in classe e fare lezione dopo aver alzato il gomito. Ma se il mio collega lo ha fatto, avrà avuto le sue buone ragioni. Capisco che il bere ha sempre accompagnato la vita degli uomini. Beveva come una spugna anche il grande Socrate durante i simposi, quelli che oggi sono chiamate cene conviviali, ma lui reggeva bene il vino, rimaneva lucido e sobrio a tal punto da tenere sempre bene il confronto con i conviviali. Del resto il vino che servivano era rigorosamente annacquato. Ma quando è troppo, è troppo. Quando un prof. anziché fare lezione si mette a cantare in classe con tono allegro-andante «voglio una vita esagerata» di Vasco Rossi, o si mette a suonare una bottiglia di birra appena scolata, allora è forse giunto il momento delle grandi decisioni. Più che una vita esagerata a scuola è sempre meglio una vita tranquilla a casa. Se controlliamo gli studenti con i cani antidroga, perché non dovremo controllare i docenti con gli etilometri anticiucco. Sono del parere che nelle scuole tutto il personale, presidi compresi, dovrebbero essere sottoposti, a campione e senza alcun preavviso, a controlli di sobrietà per verificare se nelle vene scorre più vino che sangue e per i recidivi pensare non solo a una multa salata, ma anche e soprattutto a qualche alternativa professionale o quanto meno a qualche periodo di panchina. Nella mia lunga carriera di preside ho avuto modo di affrontare simili problemi con docenti e qualche collega. Bacco è sempre stato un acerrimo nemico da combattere o quanto meno da contrastare. C’è stato chi è riuscito con caparbietà a modificare il proprio comportamento e a riprendere il cammino da dove lo aveva lasciato. E in questo caso l’esempio ha dato una grande prova di etica professionale oltre che di grande qualità morale. Ma per qualcun altro la vita privata e professionale si è terribilmente complicata fino a dare un’immagine di sé completamente assente senza lasciare speranza di ritrovare quell’equilibrio interiore che da solo può portare al buon senso e alla riscoperta del grande valore della tutela della propria dignità. Il guaio è che in questi casi il più delle volte si finisce col suscitare ilarità mista a tristezza per l’indecoroso spettacolo che un prof. alticcio offre a chi pensa di trovare in lui la strada da percorrere insieme per ritrovare un senso alla propria vita. E questo vale per tutti, nessuno escluso.

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