L’esercito delle badanti: sono 800mila

A luglio il ministero delle politiche sociali ha presentato il Rapporto sulla non autosufficienza in Italia, che evidenzia le grandi contraddizioni e le diverse velocità presenti nel paese in tema di assistenza alle persone non autosufficienti. La letteratura scientifica, le rilevazioni Istat, i dati Inps sull’invalidità, confermano la stretta correlazione tra invecchiamento della popolazione e non autosufficienza: il 18,5% degli ultra 65enni (2,1 milioni di persone) accusa una condizione di totale mancanza di autosufficienza per almeno una delle funzioni essenziali della vita quotidiana.I servizi per gli anziani, schematicamente suddivisi in servizi domiciliari, residenziali e di sostegno economico, hanno fatto registrare negli ultimi vent’anni un significativo umento.Dell’assistenza domiciliare usufruisce il 4,9% degli anziani (2% all’inizio degli anni Novanta); dei servizi residenziali il 3% (2,9% all’inizio degli anni Novanta); dell’indennità di accompagnamento l’8,9% (5%). L’area degli interventi socio-sanitari e sanitari è quasi interamente svolta dal settore pubblico, secondo forme di collaborazione e modalità operative differenziate da regione a regione.La spesa pubblica nel 2007 per l’assistenza continuativa a persone non autosufficienti ammontava a 17,3 miliardi di euro, l’1,13% del Pil nazionale (0,46% per la componente sanitaria – assistenza residenziale, semiresidenziale, ambulatoriale, assistenza domiciliare integrata - Adi, lungodegenza –, 0,54% per l’indennità di accompagnamento, 0,13% per la componente comunale, in gran parte costituita da Servizi di assistenza domiciliare - Sad).In questo dato non sono inoltre compresi i pazienti cronici anziani, che beneficiano dei servizi ospedalieri (spesso con uso inappropriato); essi sono tra il 20 e il 25% dei ricoveri, almeno un altro punto percentuale del Pil.In totale, un quarto della spesa sanitaria e sociosanitaria-assistenziale pubblica è legata alla cronicità e alla non autosufficienza. La spesa per prestazioni monetarie (indennità di accompagnamento, bonus, voucher) è circa la metà del totale è pari alla somma della spesa per servizi residenziali e domiciliari. Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia è troppo sbilanciata verso i trasferimenti monetari.In Italia la spesa monetaria legata alla cronicità e alla non autosufficienza è del 42%, contro il 24% della Germania e il 14% della Norvegia.Quanto ai servizi, il 4,9% degli anziani fruisce di un servizio di assistenza domiciliare (3,2% Adi, 1,7% Sad). Il valore annuo medio di ore erogate per assistito è 24: il servizio domiciliare pubblico è ben lungi dall’assicurare la presa in carico completa del paziente non autosufficiente.Peraltro l’assistenza domiciliare impegna un quarto di tutte le risorse del comparto cronicità - non autosufficienza, ma appena l’1,08% di tutta la spesa sanitaria. Negli interventi di assistenza domiciliare, oltre al ruolo della famiglia è molto significativa la presenza delle assistenti familiari (o badanti), divenute in breve la risorsa più utilizzata dalle famiglie per assistere gli anziani a domicilio.Il Rapporto stima le badanti in 774 mila, di cui circa 70 mila italiane. Circa il 6,6% degli anziani utilizza una badante (1 su 10 al Nord). Le famiglie italiane sostengono una spesa di oltre 9 miliardi per retribuire le badanti (il 7% della spesa sanitaria delle regioni), quasi quanto lo stato spende (circa 10 miliardi) per l’indennità di accompagnamento.Solo 1 badante su 3 si ritiene abbia un regolare contratto di lavoro.

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