Le unioni civili e il comune pensiero

Una discussione infinita, presso il Senato della Repubblica e i mass-media, sulle “unioni civili” e in particolare sull’ “adozione”: legge Cirinnà. Poco spazio – invece – sulle motivazioni di fondo: mentre è necessario osservare attentamente le situazioni di fatto e distinguere le dimensioni giuridiche da quelle socio-culturali.

Il primo aspetto e più clamoroso del dibattito è stato ed è ancora quello del riconoscimento giuridico (matrimoniale?o quasi?) delle unioni omosessuali. Se ne è parlato e dibattuto con grande clamore, anche nelle piazze. Ma chi ha puntato l’attenzione sulla realtà e sul numero di tali unioni? Il fatto di Vendola lo ha proclamato tutta la strumentazione mediatica…. Ma – ripeto – qual è il numero complessivo? Si è detto che sono molte migliaia. Ma è difficile conoscerlo, perché tanti declamatori non vivono in tali condizioni, sono solo dei sostenitori. E poi un numero non da poco ha una “situazione promisqua”: sono stati sposati umo-donna con figli propri, e dopo anni sono passati all’unione di fatto omosessuale. Altri sono tornati indietro… Il che lascia intravedere – e lo si sa da secoli – che la spinta e le propulsioni sessuali non sono sempre stabili e ferme. Occorre dunque in questo ambito, più che una normativa giuridica, una capacità di governo di sé, secondo ragione, e secondo i principi etici, che devono stare alla base di ogni formulazione di legge.

Una delle motivazioni declamate dai sostenitori della legge approvata al Senato ( e in via di approvazione alla Camera dei Deputati) si riferisce al fatto che l’Italia è indietro, e che quasi tutti gli Stati – in proposito – hanno strumenti di legge da decenni.

Una motivazione non del tutto precisa, perché in effetti tante sono le varianti, e non del tutto convincente. Ai tempi dell’Impero Romano – si può dire? – ovunque vigeva il “sistema schiavitù”, che è stato cancellato, con una grande fatica, ma piena di razionalità!

La vera e necessaria motivazione dei procedimenti legislativi è in primo luogo “il bene comune”. Chiediamoci: il “bene comune” richiede di dare agli omosessuali i “diritti-doveri matrimoniali”? È necessario dire NO! Con forza e decisione! Perché la prima finalità e realtà del matrimonio è l’amore procreativo : che gli omosessuali – in quanto tali – sono costretti a cancellare dalla loro unione. Cancellazione che non viene eliminata da ricorsi e procedure, a dir poco, innaturali : come l’utero in affitto (che è una specie di compravendita di un bambino) e che sono solo per soddisfare i loro desideri e la volontà dimostrativa di proprie capacità non comuni.

E c’è una ulteriore importante considerazione. Il gran clamore del dibattito, in favore della legge sulle unioni civili ha fatto pensare – per contrapposto – anche al non sufficiente aiuto e sostegno (soprattutto mediatico) che in Italia viene dato alle famiglie con figli?

Sappiamo, perché oramai lo dicono tutte le statistiche, che l’Italia sta morendo! La denatalità ha raggiunto livelli di spavento. Se il fenomeno continuerà, nel giro di non molti anni gli anziani saranno sempre più numerosi e senza figli, o con un figlio unico. Saranno in solitudine, senza assistenza, bisognosi di aiuto..E anche l’economia sarà in degrado per insufficienti iniziative, per sempre meno slancio innovativo. Sarà sempre più necessario ricorrere agli stranieri, che cresceranno ancor più di numero, con mentalità e problematiche diverse, complesse, difficilmente unificabili e – forse - conflittuali. Le famiglie con figli sono sempre il bene primario per la società, e particolarmente per la realtà italiana di oggi.

Le adozioni. Dalla legge in questione è stato cancellato l’articolo cinque, ed è stato rimandato il problema-adozioni ad altro disegno di legge (da formulare). Non vogliamo qui discutere sull’adozione del figlio del partner, tipico delle coppie omosessuali. Però sull’argomento è necessario tener conto innanzi tutto che i molti bambini (ventimila orfani), che in Italia sono in attesa, hanno bisogno soprattutto di una situazione che consenta loro una crescita “normale”. E cioè? Con papà e mamma! Fino ad oggi, in Italia, sono le cosiddette “famiglie normali” che hanno ottenuto (dopo lungo tempo…) l’affido e l’adozione. Le norme da sancire per il bene dei bambini (e per il bene comune) dovranno ovviamente preferire scelte di questo tipo.

E ai nuclei omosessuali? Dal giudice (o da coloro che saranno incaricati per l’assegnazione) si dovrà giudicare e decidere non certo con criteri ideologici o favoritismi di modernità ma con il riferimento alla realtà naturale del bambino e non si potrà cancellare la universale preferenza per un papà e una mamma.

Questo dunque il pensare comune, che è in piena razionalità, è conforme alla legge naturale, è secondo le disposizioni della Costituzione, e… anche secondo gli insegnamenti della Bibbia e dell’ecumenismo ecclesiale.

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