Le tardive lacrime di coccodrillo

Ci siamo ancora dentro e lo sappiamo: il calcioscommesse è come una di quelle fastidiose malattie che credi di aver debellato alla radici ma che poi si ripresenta puntualmente. Quello che si percepisce, dopo le ondate estive e autunnali dello scandalo, è che il fenomeno è molto più radicato di quello che si pensava e che va gestito con la massima severità, a tutti i livelli, un po’ come la guerra dichiarata al doping sul fronte del ciclismo (e non ancora vinta, anche se i passi avanti ci sono stati). Succede poi che davanti a provvedimenti drastici come il carcere, anche coloro che si erano sempre dichiarati irriducibili sul fronte dell’onestà, facciano dei sorprendenti passi indietro, e anzi si ergano a “pentiti” del sistema, invitando i ragazzi, quelli a cui un minuto prima avevano professato la propria assoluta innocenza, a farsi furbi e ai compagni che sanno a confessare il marcio che c’è nel calcio.È il caso, molto pubblicizzato dai media (con la benedizione dei suoi legali) di Cristiano Doni che con un’inversione degna del miglior pilota di rally, ora parla da vecchio saggio, da uomo di valori che ha il timore che le giovani generazioni caschino in alcuni tranelli. Al grido di “sono stato un imbecille” l’ex bandiera dell’Atalanta (ora i tifosi gli hanno fragorosamente girato le spalle) ammette in parte le sue colpe, ma prende le distanze dal sistema criminale. Poi si rivolge ai ragazzi: “Ai giovani che vogliono giocare a calcio dico che devono giocare pulito, sempre e non dare retta a chi chiede di barare, anche fosse un compagno. Devono denunciare, far finta di nulla è grave quasi come alterare una partita, non è facile ma questa è la strada. Non prendete esempio da me, fate come Andrea Masiello, bisogna avere il coraggio di parlare e raccontare tutto il marcio nel calcio. Si può sbagliare, ma è ancora peggio non alzare la mano e ammetterlo”.Tutto giusto, tutto perfetto, peccato che, come ricorda “L’Eco di Bergamo”: “Quel che la tifoseria nerazzurra non può dimenticare sono i sei mesi trascorsi ad allenarsi tenendosi dentro la verità, sono i sei mesi trascorsi gridando la sua innocenza. Quel che Bergamo non può dimenticare è che la sua ‘assunzione di responsabilità’ è arrivata solo dopo cinque giorni di adeguata riflessione in carcere, mentre pochi giorni prima parlava al telefono del ‘computerino che cambia il passwordino’. Per questo suonano un po’ stonati i peana che qualche giornale e ancora ieri alcune tv stanno intonando a Cristiano Doni, dipingendolo come il demolitore dell’omertà, e sembra invece azzeccata l’impressione del procuratore di Cremona: ‘Vedo più che altro pentiti di comodo’. E a scoppio ritardato”. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente della Figc, Giancarlo Abete, che si aspetta da parte dei tesserati, “al fine di combattere il problema scommesse, il massimo livello di collaborazione: qui in gioco c’è la credibilità del sistema calcio e quello che deve prevalere è un forte senso di responsabilità collettivo”. Bei propositi, non c’è dubbio, ma espressi quasi fuori tempo massimo: quando alla vigilia di Natale il presidente del Coni, Gianni Petrucci, invocò una presa di posizione ufficiale da parte del governo del pallone, con lo scandalo già conclamato, il mondo del calcio preferì brindare durante la cena degli auguri natalizi, facendo finta di niente.

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