Le proposte per emergere dalla povertà

ssistiamo a una crescita delle famiglie che versano in stato di povertà. Un segnale della difficoltà del nostro sistema a reagire di fronte al cambiamento dell’economia mondiale. In Italia l’Istat ha lanciato l’allarme indicando l’aumento dei nuclei familiari in condizione di povertà assoluta, che raggiungono il 6,8% contro il 5,2% dell’anno precedente, e di quelli in condizioni di povertà relativa, arrivata al 12,7%, contro l’11,1% dell’anno prima. Il fenomeno coinvolge nel suo complesso oltre 14 milioni di persone.Se non fosse sufficiente l’ampiezza per iniziare a porre attenzione alla questione, almeno due elementi aiutano ad avere un’idea della sua estensione e della sua profondità: la crescita anche se in misura diversa, si rileva su tutto il territorio nazionale; la povertà assoluta, ha allargato i suoi confini, perché aumenta anche tra impiegati e dirigenti. Un altro elemento mostra la debolezza strutturale del nostro sistema: le famiglie che più facilmente si trovano in condizioni di povertà sono quelle con figli, l’incidenza cresce all’aumentare del numero dei componenti il nucleo familiare. Se contassimo solamente i minori in stato di povertà assoluta, arriveremmo a oltrepassare il milione.Ma si può porre un argine a tutto questo? Come ha annotato il Papa durante la sua visita nella Favelas, in occasione del viaggio in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù, “non ci saranno armonia e felicità in una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di sé stessa”L’Irs, Istituto di ricerca sociale, ha evidenziato in questi giorni che per l’assistenza l’Italia dedica circa 67 miliardi di euro l’anno; gli interventi si concentrano su tutta una serie di erogazioni monetarie a favore degli indigenti, mentre i servizi sociali, affidati alla responsabilità degli enti locali, dal 2000 in poi non ricevono sufficienti finanziamenti. Molti esperti denunciano la mancanza di una misura che appare efficace in altri paesi europei: il reddito di garanzia per aiutare chi versa in stato di povertà. Una proposta per colmare il vuoto è stata lanciata dalla Caritas e dalle Acli di fronte al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ai responsabili degli enti locali, del terzo settore e alle parti sociali, sindacati, Confcooperative. Si tratta del Reddito di Inclusione Sociale (il Reis), che vuole intervenire innanzitutto per riordinare l’esistente e fissare un’unica misura per un sostegno monetario rivolta a tutti e che porti ogni famiglia a superare il livello di povertà. Il Reis dovrebbe essere poi affiancato ad altri interventi diretti ad abilitare, dove possibile, le persone per introdurle o reintrodurle nel mercato del lavoro e per accompagnarle in un percorso di nuova professionalizzazione. Inoltre la misura andrebbe gestita a livello locale attraverso una collaborazione tra Comuni e realtà del Terzo Settore. Certo questa misura andrebbe posta in sintonia con la già esistente Legge 328 perché si promuova in modo più efficace il protagonismo della comunità locale e della società civile, però rimane un tentativo solido per fissare almeno uno dei Livelli essenziali di assistenza che si aspettano da oltre 10 anni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA