«Le palestre aperte a giugno, come le spiagge a novembre»

Lodi, parla un operatore del settore: «Sette mesi chiusi»

«Far aprire una palestra a giugno è come aprire una spiaggia a novembre. Dopo sette mesi di chiusura, e le riaperture estive dello scorso anno e di quest’anno, bisogna ragionare su un anno intero di perdite». Dovendo far fronte agli affitti, «ai ristori che sono stati briciole», ai cambiamenti nelle abitudini dei clienti, che hanno imparato a fare di necessità virtù. E si sono allenati online, hanno magari ricominciato a correre, hanno acquistato la cyclette o sfruttato giardini e terrazzi. È una ripartenza di incognite quella che si profila per le palestre, chiuse ormai da ottobre scorso. A metterle in fila, per Il Cittadino, è Omar Felissari, una vita nel mondo dello sport - un passato da professionista della pallanuoto - oggi tra gli operatori con il marchio Kinetic, gruppo che comprende sei palestre, due in franchising e quattro di proprietà. Da Lodi (LausKinetic, in via Guido Rossa) a Crema, da Cremona a Piacenza, Parma e Milano. Due nuove aperture erano in programma, ma poi il Covid ha ridisegnato i piani. «Se davvero si riaprirà il primo giugno come sembra, siamo a sette mesi di chiusura totale che pesano sugli operatori, anche perché il piano dei ristori possiamo definirlo un vero disastro, sono arrivate solo briciole - spiega Felissari - : il problema vero sono gli affitti, perché la questione è stata lasciata totalmente alla trattativa privata con i proprietari dei muri. Qualcuno è stato ragionevole, ma non è stato previsto nulla, a parte il credito di imposta, che però vale solo per chi ha la liquidità per pagare e presenta poi la fattura. Senza contare poi le utenze, perché anche a strutture chiuse ci troviamo a pagare migliaia di euro di gas e luce. Anche chi ha la solida base alle spalle, è andato in difficoltà». Dopo la chiusura totale del primo lockdown, la riapertura 2020 è arrivata nel periodo estivo - «che è come essere chiusi per l’affluenza, per noi l’estate è bassissima stagione» - e anche ora il panorama è lo stesso. «La chiusura è ormai durata talmente tanto che facciamo i conti anche con il cambio di abitudini dei clienti: qualcuno si allena online, e anche noi abbiamo allestito una proposta, qualcuno ha comprato la bicicletta, qualcuno usa le bottiglie d’acqua come pesi. A Lodi abbiamo la fortuna di avere uno spazio aperto davanti alla palestra e lo stiamo usando, ma il meteo non aiuta. La nostra realtà lavora su appuntamento, con i personal trainer, e con un’app per gli appuntamenti già da tre anni. Nell’ora di punta, abbiamo a disposizione di ogni cliente almeno 12-13 metri quadrati. Rimane poi l’amarezza di lavorare su ciò che impatta sulla salute, che dovrebbe essere la priorità, ma ti fanno restare chiuso».n

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