Le famiglie con il fiato molto corto

La pressione economica sulle famiglie si fa sentire. I nuclei familiari esistenti riordinano il loro budget, magari cambiando alcune abitudini di consumo, sicuramente riducendo le loro possibilità di risparmio. Così nel 2010 i nuclei familiari italiani hanno ridotto alcuni capitoli di spesa per mantenere stabili i generi alimentari e rispondere all’aumento delle spese medico-sanitarie. L’Istat nota che le spese per beni e servizi dedicate alla cura personale: dal barbiere ai centri estetici, dai viaggi all’assicurazione vita, si sono ridotte passando in media dai 268 euro del 2009 ai 253 euro del 2010. Inoltre diminuiscono gli acquisti per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa.

Poco male insomma. Le famiglie italiane sono abbastanza responsabili da saper gestire le loro risorse. Le vacanze saranno più brevi, in casa non ci saranno sempre i maxi televisori flat ultimo modello.

Dalla rilevazione Istat, però, apprendiamo altre due indicazioni che dovrebbero interrogarci sul nostro futuro.

La prima riguarda il peso dei figli sull’economia domestica. Ad impegnare la maggior parte del proprio reddito sulla quota di spese fisse sono le famiglie più numerose. Infatti il potere d’acquisto di un single è estremamente più alto di quello di un nucleo con tre figli. Appare naturale che un nucleo di 5 persone consumi di più per mangiare o per vestirsi, lo è molto meno il peso dell’istruzione (2,5% contro lo 0,3%).

Quando l’educazione dei più piccoli è un fattore di squilibrio tra i diversi budget dei nuclei familiari, da una parte, si sottolinea una scarsa capacità di favorire politiche a favore della natalità e, dall’altra parte, emerge la disattenzione di un sistema-Paese a favorire la formazione dei cittadini proprio a partire dai più giovani, sostenendo le loro famiglie.

La seconda indicazione, invece, riguarda la spesa media mensile a nucleo familiare, che l’Istat rileva a 2.453 euro (con un valore medio a 2.040 euro). Questi due dati ci portano altri due segnali.

Il primo riguarda una diseguale ripartizione della ricchezza tra le famiglie dato che più del 50% dei nuclei familiari sono al di sotto di oltre 400 euro la media nazionale.

Il secondo segnale ancora una volta ci indica la scarsa capacità di visione prospettica. Se si considera, infatti, che i giovani neolaureati, generalmente e anche precari, guadagnano in media circa 950 euro al mese, comprendiamo molto facilmente le difficoltà in Italia a costituire dei nuovi nuclei familiari: due giovani insieme non copriranno le spese per la sopravvivenza, figurarsi poi comprare una casa o pagare un affitto che, per inciso, di media pesano rispettivamente circa il 20% e il 17,2% sul budget di un nucleo familiare già avviato.

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