Le energie pulite, arma spuntata

I condizionatori d’aria crescono come funghi nelle nostre città assediate dall’afa, mettendo in mostra i loro goffi e antiestetici scatoloni su pareti, balconi e terrazze. Insieme con la selva di antenne televisive abbarbicata ai tetti, sono i marcatori del paesaggio urbano, i segni distintivi della società di massa. Se da Lodi o da Milano ci spostiamo in Paesi dell’est asiatico dal clima caldo, lo spettacolo è ancora più tragico, perché le case non si vedono neppure, completamente nascoste da questi aggeggi della modernità che pare rendano la vita più gradevole al ceto medio che può permetterseli. Da qui può partire il nostro viaggio per qualche utile considerazione su energia, economia e società. Anzitutto, perché oggi abbiamo un impellente bisogno di refrigerare l’aria in abitazioni e uffici mentre in passato se ne faceva a meno? E’ cambiato il clima, dirà qualcuno, alludendo al modello del riscaldamento globale e alle frequenti ondate di calore che cominciano a impensierire la valle del Po se non addirittura l’Europa centrale. Siamo cambiati noi, dirà qualcun altro, alludendo al fatto che, contrariamente alle passate generazioni, siamo più fragili rispetto alle avversità fisiche e ambientali e abbiamo perso il senso spartano della vita. Entrambe le risposte contengono un pizzico di verità. Un fatto è però innegabile: secondo gli studiosi, più condizionatori si mettono in funzione, più la terra si surriscalda, perché le nuove sostanze refrigeranti della classe HCFCs risparmiano l’ozono stratosferico, ma hanno un effetto riscaldante molto più forte del biossido di carbonio o di altri gas serra. Il paradosso è che paghiamo bollette salate per refrigerare case sempre più torride, ma raggiungiamo l’effetto opposto di infuocare ancora di più l’ambiente esterno e l’intero pianeta. Il punto che vorrei mettere in chiaro è però un altro: tutto questo proliferare di condizionatori è la prova che la fame di energia nasce da atteggiamenti consumistici. Se il paesaggio urbano strabocca di condizionatori, non è da meno il paesaggio agricolo e rurale che giorno dopo giorno cambia la sua impronta storica, invaso dal surreale assalto di parchi eolici e da geometriche distese di pannelli fotovoltaici. L’esplosione delle energie rinnovabili, cui assistiamo in questi anni, non è mirata a sostituire le fonti inquinanti, ma ad aggiungersi a esse in modo da coprire il continuo aumento dei consumi e questo è spreco bello e buono. Si potrà obiettare che l’energia pulita mantiene sempre la sua convenienza ambientale, perché, contrariamente a quella tradizionale, non induce l’effetto serra. Non so quanto sia valida questa considerazione. Qualcuno ha mai visto da vicino una turbina eolica? Don Chisciotte scambia innocui e sgangherati mulini a vento per giganti e vuole a tutti i costi sfidarli a duello. Chissà cosa combinerebbe il nostro eroe al cospetto di un gigante vero, qual è la turbina eolica: un corpo immenso, tonnellate di metalli, calcestruzzo armato e minerali pregiati, un groviglio di cavi elettrici. Non contribuisce al surriscaldamento del pianeta, ma, vista la sua mole che, chissà perché, aumenta con il passare degli anni, dà fondo alle poche risorse naturali che ancora resistono in questo tartassato pianeta. Che dire poi dei pannelli fotovoltaici posati su terreni agricoli? Producono energia elettrica, ma fanno perdere la produzione agricola, penalizzando ulteriormente un settore in grande difficoltà.Per finire, le energie rinnovabili hanno un senso solo se fanno bruciare meno petrolio, gas o carbone e pertanto sono valide all’interno di una strategia di risparmio e di una programmazione energetica nazionale che determini per ciascuna fonte le quote ottimali di produzione. Se questa condizione non esiste, come di fatto non esiste nel nostro Paese, esse sono un’arma spuntata contro l’inquinamento. In altre parole, la sorprendente ascesa delle fonti rinnovabili non significa affatto che la concentrazione di gas serra nell’atmosfera andrà a diminuire. Forse servirebbe una visione dell’energia più etica ed ecologica, meno condizionata dagli enormi interessi in gioco.

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