Le criticità del welfare italiano

Per il futuro della nostra società non possiamo trascurare l’importanza del nostro sistema di welfare anche se abbiamo bisogno di comprenderne i limiti per vedere le reali opportunità di sviluppo. Il tema non è soltanto reperire le risorse, ma comprendere dove investire e in che modo operare. Il sistema di welfare diventa sempre più complesso e vede l’aumento dei suoi protagonisti nel numero dei servizi offerti come dei potenziali utenti. Però rischia di non assolvere il suo compito primario. La combinazione di crisi economica e contrazione della spesa pubblica tende a ridurre i servizi. Oggi aumenta la vulnerabilità sociale in alcuni gruppi di cittadini che non riescono autonomamente ad arginare la loro condizione di disagio come gli anziani o i lavoratori precari, e aumentano le distanze nelle classiche forme di disuguaglianza e se ne creano di nuove, ad esempio quelle legate all’accesso alle informazioni. Tuttavia gli interventi sociali – escluse le pensioni – attualmente riducono la porzione di popolazione a rischio di povertà dal 25,4% al 19,9%.

Una recente ricerca Censis su “Gli scenari del welfare” evidenzia limiti e aspettative dei cittadini. Per l’Italia innanzitutto si tratta di limitare i danni e di intervenire sui 3,8 milioni di famiglie in difficoltà a coprire le spese mensili, oltre che di prevenire il rischio di altre 10 milioni, che non saprebbero affrontare imprevisti economici durante l’anno.

Sebbene gli italiani considerino essenziale il welfare per la coesione sociale e per lo sviluppo, evidenziano diverse criticità, osserva il Censis. Per il 50,6% degli intervistati il sistema del passato era troppo generoso, oltre il 70% lamenta troppi sprechi dovuti, ad esempio, alla larga concessione delle pensioni di invalidità; per l’86,8% sono presenti nel sistema persone che risultano beneficiarie di esenzioni senza averne diritto. Si riscontra poi un problema di chiarezza delle informazioni, perché risulta difficile l’accesso alle prestazioni dal 49,4% degli intervistati, un problema strutturale dato che la questione riguarda i giovani (58,9%) e i laureati (60,1%).

Infine l’indagine Censis evidenzia un ulteriore limite nella diffusione di un’economia sommersa nel welfare: nell’ultimo anno secondo alcune stime circa 10,9 milioni di italiani avrebbero pagato in nero alcune visite mediche; altri 2,4 milioni pagherebbero sottobanco le ripetizioni extra scolastiche, 2,1 pagherebbero in nero l’assistente familiare.

Per rilanciare un welfare più efficace, le osservazioni della ricerca ci offrono due suggerimenti: in primo luogo una verifica puntuale delle spese per evitare di sostenere persone che non ne avrebbero bisogno a scapito di quelle veramente vulnerabili; in secondo luogo la promozione di una maggiore chiarezza e trasparenza nell’offerta dei servizi che da una parte circoscriva il dilagare dell’economia sommersa nel mercato del welfare e dall’altra renda semplici le modalità e i tempi di erogazione delle prestazioni.

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