«Le bici vietate sui treni della S1,
un disagio per i lavoratori e i turisti»

Il “flash mob” della Fiab in stazione a Lodi

Con le fedeli biciclette schierate sul binario, i soci Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) di Lodi e Melegnano hanno dato vita ieri a un presidio per attirare l’attenzione contro un regolamento che, di fatto, mette il freno all’intermodalità, isolando i ciclisti di tutto il Lodigiano.

Tutto è cominciato quando Trenord ha emanato un nuovo regolamento che impedisce l’accesso alle biciclette sui treni lombardi, escluse circa 700 corse. Dopo una accesa protesta da parte dell’associazione, l’azienda che gestisce il trasporto su rotaia ha fatto un parziale dietrofront, indicando una lista di treni sui quali è possibile caricare la due ruote, e indicando degli spazi appositi per i rider. In realtà, però, la situazione è tutt’altro che risolta, come spiega Giulietta Pagliaccio a nome della Fiab di Melegnano: «Ad oggi è consentito l’accesso solo a un terzo delle corse che passano lungo la tratta. Ad esempio, l’S1 per Saronno è escluso. Se i lodigiani possono scegliere i treni diretti, noi di Melegnano non abbiamo alternative al passante».

Pagliaccio e il presidente lodigiano Giuseppe Mancini si schierano a difesa di tutti coloro che, per raggiungere il luogo di lavoro, erano soliti prendere il treno e poi utilizzare la bicicletta per muoversi a Milano: «Adesso dovranno usare la metropolitana, oppure prendere l’automobile. E tutti quelli che hanno fatto l’abbonamento annuale con il supplemento bici, cosa fanno? - si chiedono -. Inoltre, noi organizzavamo anche delle gite sfruttando l’accoppiata treno più bici per raggiungere ad esempio le città d’arte lombarde: questa scelta di Trenord di fatto impedisce il turismo di prossimità in bicicletta, limitando l’attrattività delle nostre città».

Mentre parlano, in realtà, dietro di loro alcuni passeggeri caricano tranquillamente la loro bicicletta sul passante: «Su tutti i treni si vedono le bici - ammettono i rappresentanti di Fiab -: anche se il regolamento lo vieta, spesso i controllori chiudono un occhio. Il problema è che non si può dipendere dall’umore del capotreno e da scelte arbitrarie: quando si usa la bici per raggiungere il lavoro, servono certezze».

Della stessa idea anche Giuseppe Mancini, presidente Fiab di Lodi, che chiude la conferenza spiegando: «Per l’inizio della Settimana Europea della Mobilità, volevamo porre l’accento su questo problema, perché sembra che dopo il dramma della pandemia, non sia cambiato niente: quello che abbiamo subito poteva essere un’occasione per ripensare il nostro stile di vita, invece siamo tornati indietro».

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