Le armi dei massacri chi le ha vendute?

Genesi: capitolo 4. Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?” Egli rispose :”Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”Giovedì, tra le acque agitate del canale di Sicilia, Caino ha colpito ancora: cento, duecento volte. E Papa Francesco ha fatto sentire la sua voce senza l’uso di magniloquenza, ma con una sola parola: “vergogna”. Quel grido sommesso, affranto, dolente, duro come un anatema, è un tremendo atto d’accusa che dovrebbe trafiggere le coscienze, ma, come sempre, svanirà un attimo dopo l’oscuramento del teleschermo.“Perché”, ciascuno di noi potrebbe chiedersi,”dovrei vergognarmi? Sono forse io il guardiano dei miei fratelli siriani, egiziani, tunisini, algerini, asiatici, africani, sudamericani? Ho già i miei problemi: la rata delle spese condominiali, il conto salato dei libri scolastici, le bollette del gas e del telefono, l’assicurazione dell’auto in scadenza. Mi rimanesse qualcosa, farò una donazione a Natale”.Ma se rubassimo qualche altro tempuscolo alle nostre frenetiche giornate, potremmo estendere le riflessioni, alla ricerca delle ragioni che spingono quei disperati a mettere nelle mani degli ottusi scafisti le loro esigue, estreme risorse per un posto sul barcone.Qualche tempo fa, mentre infuriavano gli scontri in terra libica tra i ribelli e i seguaci del colonnello Gheddafi, annotai, non senza stupore, quale tipo di merce abbondasse per le strade di Tripoli, dentro e fuori i crateri scavati dalle esplosioni. Di tanto in tanto emergeva un frigorifero, un materasso, un lampadario un mobile, ma il numero dei fucili, dei bazooka, dei proiettili di ogni calibro inesplosi, dei semoventi, dei furgoni attrezzati con mitragliere sul pianale, disperso in ogni angolo, era impressionante e incalcolabile. È facile dedurre che quei micidiali arnesi, prima di essere abbandonati alla rinfusa, avessero squartato ventri, dilaniato membra, ustionato, mutilato, terrorizzato donne e bambini inermi. E a proposito di bambini, come può non lasciar traccia la storia di quella piccola, trovata con un biglietto in tasca indirizzato al padre, emigrato in qualche luogo europeo, che la madre aveva imbarcato su di un natante per sottrarla all’infibulazione?Vogliamo dunque dare risposta al quesito prima posto? Quell’onda sofferente e smarrita fugge, prim’ancora che dalla fame e dall’indigenza, dai conflitti, dalle esecuzioni di massa, dall’incubo delle fosse comuni, dalla violenza estrema di pratiche tribali, dalla ferocia dei persecutori che orribilmente, in qualsiasi istante, l’ incalza, la sospinge, la massacra.E la domanda affiora perentoria: chi ha messo nelle mani di quella gente, da qualsiasi parte schierata, una così ingente varietà di strumenti di morte, gas nervini inclusi? Viene davvero difficile pensare che quelle popolazioni fino a ieri capaci di brandire una lancia per cacciare lo gnu, abbiano improvvisamente sviluppato abilità per fabbricare cannoni e cingolati ed è impossibile immaginarli alle prese con complessi impianti chimici adatti a sintetizzare le sofisticate molecole organofosforiche di Tabun e Sarin.Ebbene, stiamo scoprendo ciò che tutti sanno: le armi offrono agli esportatori di tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Cina al Giappone, dall’Australia al Sudafrica, un giro d’affari superiore a quello di qualsiasi altro comparto produttivo.È inutile invocare la modifica di questa o quella legge per regolamentare il flusso migratorio ed è pura ipocrisia mostrare il volto contrito al cospetto delle povere salme sulle spiagge di Lampedusa. Fino a quando faremo finta di ignorare l’odioso, ma remunerativo traffico, fino a quando la comunità internazionale non cambierà la qualità di quel turpe “export” mutandola in programmi di cooperazione seri, duraturi, efficaci, pregni di ascolto, dialogo, solidarietà, democrazia, partecipazione, conoscenza, consapevolezza, di corsi di istruzione per coltivare ed allevare bestiame, di metodi moderni per la ricerca e la conservazione dell’acqua, quei carichi di corpi esanimi continueranno, senza tregua, ad approdare. Un conoscente ottimo conoscitore di quelle realtà mi diceva, fuor di metafora, che inviar loro scatolette di conserve è inutile, se non accompagnate da apriscatole. Nel frattempo tutti noi, dopo aver appreso dai notiziari serali l’ennesima tragedia, spegneremo il televisore e ci accomoderemo a tavola per la cena.

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