«Lavoro di qualità per battere la crisi»

«Puntare sulla logistica nel Lodigiano è stato un grave errore. Così non si crea occupazione. Bisogna rilanciare il manifatturiero di qualità e il settore agricolo». È questo il modello di sviluppo proposto da Giuseppe Foroni, per provare a risolvere il grave problema della mancanza di lavoro. Già segretario della Cgil a Lodi (dal 2000 al 2008) e prima segretario della Fiom (dal 1996 al 2000), è candidato di Sinistra ecologia e libertà per la Camera dei deputati. È il 12esimo nella circoscrizione di Lombardia 3. Foroni ha 61 anni ed è in pensione, dopo aver lavorato per 27 anni all’Abb e aver fatto il dirigente sindacale.

Perché ha deciso di candidarsi?

«Credo sia importante cercare di far conoscere Sel, costruire un partito che possa rappresentare un ideale di società che appartiene alla sinistra, una sinistra di governo che vuole lavorare per una società moderna, libera e democratica. Una società che sia capace di difendere il lavoro in tutte le sue forme e sia in grado di garantire uno stato sociale inclusivo. Sono il 12esimo in lista, quindi non sarà facile essere eletto, ma ritengo che sia importante esserci. Sono stati iscritto al Pci dal 1972, quindi al Pds e ai Ds, poi mi sono iscritto a Sel».

Nel Lodigiano ci sono quasi 17mila le persone iscritte alle liste di collocamento. Cosa si può fare per contrastare la disoccupazione?

«Bisogna intervenire con un nuovo progetto di produzione industriale. Abbiamo bisogno di darci una prospettiva industriale e manifatturiera diversa. Questo vale per il Paese intero. Bisogna anzitutto puntare su prodotti di alta qualità, altrimenti si va verso il declino, prima industriale e poi sociale. Nel territorio l’eccessivo spazio dato alla logistica è stato un problema, perché poi si lasciano i capannoni vuoti e i lavoratori in questo modo perdono professionalità. Anche la sinistra in questi anni non è stata in grado di difendere adeguatamente l’identità territoriale».

Per fronteggiare la crisi sociale Sel propone un reddito minimo garantito. In cosa consiste e come pensate di finanziarlo?

«È una forma di sostegno che serve ad accompagnare un giovane che cerca lavoro o un disoccupato che lo ha perso. È un sistema che va distinto dagli ammortizzatori sociali ordinari e non va inteso come un’assistenza a tempo indeterminato. Le risorse vanno recuperate dall’evasione fiscale e dall’introduzione di un patrimoniale, per far pagare di più a chi guadagna o possiede di più».

Cosa fare per colmare il divario tra cittadini e politica?

«Bisogna anzitutto dimostrare che la politica è onesta ed è una cosa buona, sono le persone che hanno rovinato questa forma d’impegno. In più bisogna rivolgere un appello ai cittadini per la partecipazione. Se i cittadini restano inerti, la politica continuerà a degradarsi».

Qualora fosse eletto, quale sarebbe la sua prima proposta in Parlamento?

«Il primo atto su cui mi concentrerei sarebbe quello di cambiare la riforma del lavoro del ministro Fornero, che ha tolto dignità al lavoratore e lo ha messo in condizioni di inferiorità rispetto al suo datore di lavoro e sottoposto ai ricatti».

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