Lavoro agile, quali luci e quante ombre

Fatichiamo a parlare di lavoro, siamo incerti quando lo proiettiamo nel futuro, perché osserviamo che il lavoro non sarà più come lo abbiamo vissuto o ce lo hanno raccontato. Il tanto celebrato film di Checco Zalone “Quo vado?” forse ha avuto successo perché ha rappresentato una situazione reale. Ci potrà essere un lavoro stabile, anche un lavoro a tempo indeterminato, ma non potrà più reggere un’occupazione legata al “posto”, cioè statica, uguale a se stessa nel tempo. Di questo bisognerà farsene una ragione. Non si può scambiare il posto fisso con un lavoro stabile. Una frontiera di dinamicità che si apre anche nel lavoro dipendente subordinato, quello più “immobile” per eccellenza, è il lavoro agile (smartworking). Ci sono ormai forme di lavoro svincolate da tempo e luogo che non necessitano di una postazione fisica precisa, che anzi in alcuni casi diventa una limitazione. Il segnale della diffusione dell’attività è la partenza di un progetto di Legge a tale proposito in Senato. Serve infatti definire fasce orarie e rispetto di tempi di lavoro, quando le modalità in vigore, il famoso cartellino da timbrare, non sono più utilizzabili.Il lavoro agile è un segno di trasformazione del lavoro dipendente che prevede più compiti complessi e meno mansioni semplici, come prevede più responsabilità personale e meno esecuzione rigida e preconfezionata. Questo implica anche modifiche sul controllo di un’azienda che dovrà essere più attenta a verificare i processi di produzione o il raggiungimento di obiettivi piuttosto che la presenza sul posto o la puntualità nei turni.Una ricerca promossa da Adecco, l’agenzia di lavoro più importante in Italia, spiega che lo smartworking è apprezzato da più della metà dei dipendenti e allo stesso tempo le aziende possono gestire in modo più efficace spazi e strutture.Una sperimentazione su un campione di 1.000 dipendenti condotta dalla Rete territoriale per la Conciliazione di Bergamo, ad esempio, ha osservato che i “lavoratori agili” hanno recuperato 113 ore a persona per la vita privata e hanno risparmiato circa € 50 al giorno tra minori spostamenti, pasti fuori casa, riduzione orari per baby sitter… Inoltre i manager delle aziende hanno dichiarato che nel 94% dei casi la produttività è aumentata oppure è rimasta costante e nel 96% i lavoratori hanno raggiunto gli obiettivi fissati.Ci sono però delle attenzioni da considerare con l’introduzione del lavoro agile e la sua diffusione: innanzitutto c’è il rischio di individualizzazione del lavoro che può portare al sentirsi soli nella propria occupazione e più deboli e isolati nei rapporti con l’azienda, e può anche portare alla contrazione delle relazioni con i colleghi che si incontreranno poco e con i quali ci si confronterà sempre meno.D’altro lato c’è una cultura aziendale e lavorativa su cui operare, perché il lavoro agile richiede corresponsabilità e partecipazione alle politiche aziendali, maggiore fiducia e stima tra datore di lavoro e dipendente, crescita delle relazioni in un’impresa dove alla quantità del lavoro insieme deve sostituirsi una migliore qualità della cooperazione tra diversi soggetti.

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