Latte, le stalle sono davvero a grande rischio

A poco più di un anno dall’abolizione delle quote latte gli allevatori hanno, da tempo, lanciato l’allarme: prezzi in caduta libera, stalle che chiudono, import fuori controllo, problemi finanziari, una moratoria sottoscritta di 30 mesi che a tutt’oggi risulta inapplicabile.Nell’anno 2014 il prezzo del latte era di circa 40 centesimi al litro. L’anno scorso è sceso a 36 centesimi; da questo mese il pagamento, per i grandi colossi del settore, scenderà a 32/33 centesimi.Le quote latte, seppur in una gestione amministrativa e politica disastrosa, limitavano la produzione, ma cosi facendo, almeno in parte, sostenevano il prezzo. In tanti attendevano la fine del regime delle quote latte per un nuovo sviluppo del settore, ma il nostro Paese e il nostro sistema produttivo, nel suo insieme, non si è preparato ad affrontare, con nuovi strumenti, il forte cambiamento di un mercato aperto e fortemente competitivo.Un altro aspetto, fortemente deleterio, che condizionerà lo sviluppo delle nostre imprese riguarda il fatto che la Lactalis e altri gruppi, nei contratti proposti agli allevatori, hanno inserito la clausola che l’accordo per la nuova campagna produttiva, riguarderà la quantità il latte equivalente a quanto prodotto dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2015. In buona sostanza, viene introdotta un nuovo e più rigido regime di quote…!Numerosi sono stati gli interventi che si sono susseguiti a questa situazione: dalle forti proteste degli allevatori, alle richieste politiche di sostegno del Made in Italy a difesa del prodotto italiano e della sua filiera, oltre che dei consumatori: battaglia sacrosanta, storica, ma contrastata fortemente dalle lobby europee. Intanto molte nostre stalle stanno chiudendo.Ma una riflessione non più rinviabile, sul futuro di questo importante comparto, dovrà essere fatta sia dagli allevatori che dalle loro associazioni.Esperti e studiosi del settore da tempo evidenziano l’importanza dell’aggregazione al fine di trasferire ai produttori, almeno in parte, il valore aggiunto della trasformazione.In un recente intervento, l’Antitrust ha evidenziato “che i costi di produzione sono più elevati di circa 5 centesimi al litro rispetto a quelli degli altri paesi europei, in particolare Germania e Francia…. E’ fondamentale, sostiene la nota, che vengano create e riconosciute diverse organizzazioni di produttori in grado di realizzare sia un’effettiva concentrazione dell’offerta di latte, sia un accentramento di funzioni di servizi aziendali sul piano organizzativo, logistico e finanziario”.In questa direzione risulta di fondamentale importanza, per la sopravvivenza di molti allevatori, una revisione complessiva della modalità di controllo economico-gestionale e finanziario dell’azienda.Ricercare nuove strade dovrà essere la nuova parola d’ordine: ridurre i costi fissi, valutare attentamente la convenienza economica negli acquisti delle macchine (alcune aziende che seguo come consulente, da anni, appaltano a contoterzisti di fiducia molti lavori anziché acquistare costosi e poco sfruttati macchinari), disporre annualmente di un conto economico e di un budget; procedere, se necessario con un aiuto esterno, ad una revisione di ogni singolo aspetto della propria attività, al fine di individuare ogni possibile elemento di criticità; adottare tutte le innovazioni oggi disponibili e adattare a tutto ciò la propria azienda; ottimizzare gli acquisti; sviluppare comparazioni con altre aziende per valutare i costi di gestione; utilizzare business plan per la richiesta di nuovi finanziamenti.Sono modalità operative che nascono dal confronto tra diverse aziende che seguo da tempo, prima ma come responsabile provinciale di Creditagri Italia e oggi come consulente e che mi hanno consentito di capire come sviluppare nuove modalità imprenditoriali che i tempi e il mercato oggi ci impongono per poter affrontare con nuove metodologie le nuove sfide globali.

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