L’agricoltura, la ricerca e il Lodigiano

Tutti sappiamo che l’identità forte del nostro territorio è l’agricoltura con le sue storie di agricoltori e lavoratori agricoli, con le sue produzioni, con la cura di un ambiente irriguo straordinario. E con i suoi Istituti di ricerca che hanno agevolato innovazioni nei prodotti, nella fertilità del suolo, nei foraggi, nei cereali e nelle produzioni orticole. La storia degli Istituti di ricerca del Lodigiano non è stata lineare: intuizioni coraggiose si accompagnano a momenti di crisi, sottovalutazioni e ostacoli e non hanno avuto vita facile nemmeno personalità scientifiche di statura internazionale come Giovanni Hausmann. Difficoltà che si ripetono oggi e spero proprio che il nostro territorio non si faccia depistare dall’obbiettivo, davvero strategico, di costruire un polo scientifico di valore internazionale composto dal Parco Tecnologico, dall’Università di Veterinaria e dagli Istituti del CRA (Consiglio Ricerche Agricoltura, ovvero il Foraggero e Lattiero Caseario di Lodi, il Cerealicolo di S.Angelo e l’Ortofrutta di Montanaso, ai quali si è recentemente aggiunto il “Sementi elette” di Tavazzano). Il Parco Tecnologico è stato definito da tutti, dagli ex presidenti che l’anno conosciuto(Felissari, Guerini, Foroni) e recentemente dai candidati a sindaco di Lodi, una realtà di “eccellenza” e certe polemiche davvero non si capiscono. Ha già ricordato il prof. Salamini che i progetti europei del Parco sono 20 per un valore di 8 milioni di euro il che mostra intraprendenza e una professionalità che ci viene invidiata. Il Parco, che partecipa al coordinamento dei Parchi scientifici italiani, è anche collegato con Promos (Agenzia della Cciaa di Milano) a realtà scientifiche e ad agenzie internazionali ed ha un responsabile per la cooperazione internazionale ed opera con i Paesi in via di sviluppo su progetti di ricerca, di sviluppo rurale e di consulenza scientifica. Il profilo internazionale del Parco è netta e si è manifestata con la direzione scientifica del prof. Salamini, già direttore del Max Planck Institute poi sostituito dal dr. John Williams, l’attuale drettore scientifico, dal rientro di 15 ricercatori italiani (7 capigruppo) che hanno fatto esperienze significative all’estero, dalla presenza di 7 ricercatori internazionali. Il rapporto con le imprese: in attesa che l’area del Business Park, già deliberata dal Consiglio comunale di Lodi sia disponibile per ospitare imprese che vogliono utilizzare la ricerca, il Parco ospita 12 imprese che ne utilizzano la sede e i servizi con un adeguato affitto.Una innovazione interessante è stata, inoltre, quella di “Alimenta”, un incubatore dedicato alle nuove imprese innovative nel settore delle agro-biotecnologie che dal 2007 ha avviato 25 nuove imprese con oltre 100 posti di lavoro qualificati. Il rapporto con le imprese, oltre che attraverso numerosi progetti, si esprime anche attraverso cinque Distretti agroalimentari, forme di coordinamento imprenditoriale delle filiere che possono raggruppare centinaia di imprese agricole, cooperative, industrie di trasformazione. Sono i Distretti del latte, quello suinicolo, delle agroenergie (che hanno sede al Parco) e quello del pomodoro per il Nord Italia e della filiera del riso lombardo. I convegni ed i seminari realizzati al Parco nel 2012 sono stati 56.Sono presenti una sezione del Cnr ed il Consorzio Biogas. I progetti di ricerca del 2012, europei, nazionali, regionali sono stati una trentina ed il Parco è già coinvolto in progetti per l’Expo. Partecipare e vincere i bandi delle Istituzioni significa avere qualità e merito e giova anche ricordare che la struttura del Parco, offre lavoro a 150 persone, per la stragrande maggioranza giovani ed è agli antipodi dagli interventi assistenziali o improduttivi tipici del nostro Paese. I dipendenti a tempo indeterminato del Parco sono 17, a tempo determinato sono 12, a “progetto sono 50 (selezionati con bandi internazionali), mentre quelli di imprese che hanno sede al Parco sono circa 70. È un esempio concreto di occupazione giovanile qualificata, ancor più significativo in un territorio che ha perso migliaia di posti di lavoro. Anche se in Italia è debole la “cultura del risultato e del merito”, questa attività può essere misurata e valutata.Definire “eccellente” l’esperienza del Parco non è, perciò, eccessivo, con il riconoscimento conseguente a chi vi ha lavorato ed ha creduto in questo progetto. Naturalmente ciò non significa fare del “trionfalismo”, perché da tempo stiamo operando per superare criticità che sono emerse.Il Parco, proprio per i risultati positivi ottenuti, può ampliare la propria missione: accanto alla ricerca nel comparto agroalimentare può intervenire sui temi ambientali che caratterizzano l’agricoltura e sul rapporto sicurezza alimentare-cibo-salute, potenziando l’area dei servizi. In tal senso abbiamo approvato nei mesi scorsi (con l’esperienza di un decennio) un nuovo Piano Industriale che è stato approvato dai Consigli di Amministrazione della Fondazione Parco Tecnologico e della S.r.l., la società che si occupa prevalentemente della gestione e che presiedo. Fondazione e S.r.l. hanno condiviso l’esigenza di reperire risorse finanziarie per il nuovo Piano Industriale, coinvolgendo i Soci promotori (Provincia, Comune di Lodi, Camera di Commercio) e Regione Lombardia. Le risorse del Parco sono ricavate dai bandi dei progetti(che bisogna vincere), dagli affitti degli spazi interni alla sede, dalla vendita di servizi. Stop. In forme e modi diversi tutte le esperienze internazionali vedono gli Stati o Enti periferici intervenire almeno al 50% dei costi necessari. Deve essere ricordato che il Margine Operativo Lordo (M.O.L.), il principale indicatore di redditività è positivo e la sofferenza finanziaria del Parco è motivata in particolare dall’alto valore degli ammortamenti (1 milione e 200.000 nel 2012) Il coinvolgimento della Regione è perciò su un piano industriale e di potenziamento di servizi e sul completamento di un’area che coinvolge oltre al Parco Tecnologico, l’Università di Veterinaria con il terzo accordo di programma, l’Istituto Zooproflattico, già insediato ed operante, il Business-Park e gli Istituti del Cra. L’attività e il valore storico di questi Istituti, nonostante l’ottimo lavoro dei Direttori e dei ricercatori, è messo a dura prova da una riforma non attuata (ne fui relatore al Senato): basti ricordare che in questi anni vi sono stati cinque Ministri dell’agricoltura e altrettanti commissari al Cra. Bisogna puntare sulle aggregazioni, qualificare il ruolo dell’azione pubblica, a prescindere dai confini (locale, regionale, nazionale). È del tutto evidente che ciò deve avvenire nel pieno rispetto dell’autonomia del Cra, ma in questo progetto Istituzioni territoriali e Regione possono essere attivi, accanto agli Istituti. Come si vede l’identità storica del Lodigiano e, nello specifico, il rapporto agricoltura-ricerca che ha visto protagonisti illustri scienziati, si difende se si rinnova, se si procede rispettando le reciproche autonomie (che nella Università e nella Ricerca sono essenziali), se si fa la fatica di conoscere prima di “sparare” giudizi affrettati, se si usano trasparenza e lealtà verso chi lavora. Un “Cluster” di questo tipo (autonomia, internazionalità, interdisciplinarità) serve all’Italia, alla Lombardia e all’agroalimentare italiano che, pur dentro enormi difficoltà, si rivela settore strategico. Le risorse dedicate a ricerca e innovazione non sono un costo, ma un investimento e lo confermano a Lodi imprese che fanno innovazione come la Zucchetti, l’Erbolario, l’ICR, l’ABB, per citarne alcune.Giova ricordare che le ricerche del Parco, orientate dagli indirizzi europei e nazionali, riguardano il miglioramento genetico animale e vegetale per avere piante e animali più sani e longevi e la lotta alle malattie, per evitare danni produttivi e all’ambiente e migliorare la salute umana.

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