La voragine di Santa Chiara, le responsabilità della politica

L’editoriale del direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Mi hanno colpito tre risposte dell’intervista rilasciata mercoledì al «Cittadino» dalla presidente della casa di riposo Santa chiara di Lodi Giovanna Invernizzi dopo l’annuncio, dato dal nostro giornale, che le rette da luglio sarebbero aumentate di 10 euro al giorno: un salasso. A fronte però di debiti per 4,6 milioni di euro: una voragine.

La prima risposta: «In una Rsa si può agire su tre leve: l’aumento delle rette, l’aumento dei contributi e la compressione dei costi. Su quest’ultimo abbiamo agito, i contributi regionali sono fuori dal nostro perimetro d’azione, e sono inadeguati come sappiamo tutti. Restano le rette».

La seconda risposta: «Anche ora ho letto grande indignazione (della politica locale, ndr) da una parte e dall’altra, ma non c’è stata alcuna proposta e neppure la volontà di confrontarsi con noi. E allora ci siamo dovuti arrangiare. Si tenga conto che la situazione debitoria dell’ente era stata ampiamente spiegata durante l’audizione in commissione (comunale, ndr) Welfare a novembre 2021 e poi in consiglio comunale a dicembre.

La terza risposta (la domanda riguardava l’opportunità di aumentare le rette in piena campagna elettorale) : «Nel momento in cui la politica sostanzialmente ci lascia a noi stessi, non c’è ragione da parte nostra per preoccuparsi dei tempi della politica. Poi c’è un elemento tecnico: a fine giugno è in scadenza il rapporto con il Banco Bpm, e alla banca abbiamo dovuto portare atti concreti in tempi utili».

La politica locale e regionale dunque - sostiene la presidente Invernizzi - era informata su tutto e lo era da tempo. E a fronte di questa situazione, ora è proprio la politica a essere chiamata a un atto di responsabilità, perché Santa Chiara è un patrimonio pubblico della città. Occorre superare una volta per tutte i tecnicismi di comodo. Si ha la sensazione che la trasformazione in fondazione decisa qualche anno fa tra le polemiche sia servita più che altro da un lato a rivendicare autonomia dalla Regione e dall’altro a scaricare le responsabilità della politica locale.

Mercoledì pomeriggio, nel corso della diretta web organizzata al «Cittadino» dal Forum delle associazioni familiari, i due principali candidati sindaco Sara Casanova e Andrea Furegato hanno accennato al tema Santa Chiara, lasciando intendere la volontà di ampliare i suoi servizi al di là dell’attuale perimetro per generare più valore. Progetti interessanti, solo abbozzati, che tuttavia esulano dal problema di fondo, che è immediato: il mantenimento in vita della struttura e il piano di rientro dalla montagna di debiti, auspicabilmente non generando l’ennesimo importo debitorio. Obiettivi che dovranno essere in cima all’agenda del nuovo sindaco. Colmare l’attuale esposizione finanziaria con un nuovo debito a lunga scadenza potrebbe essere la soluzione in vista, resta da valutare se sufficiente e a che prezzo, visto l’aumento dei tassi di interesse.

L’intervista della presidente Invernizzi mette poi in evidenza il tema dei contributi regionali, non adeguati. Problema non dissimile alle altre case di riposo lodigiane e che inevitabilmente chiama in causa i lodigiani al Pirellone. Ci avviciniamo alla scadenza del mandato della giunta Fontana, ma da qui alla metà del 2023, quando si andrà al voto, qualcosa può essere fatto. Serve un intervento straordinario della Regione per aiutare le case di riposo lombarde a rimarginare almeno le cicatrici finanziarie lasciate dai due anni di Covid. I nostri rappresentanti a Milano si attivino e rendano pubblici, cioè chiaramente valutabili dai cittadini, cosa realmente stanno facendo, cosa faranno nelle prossime settimane e quali risultati riusciranno a ottenere. I soldi per unire con nuove piste ciclabili paesini di campagna si trovano, è mai possibile che per aiutare aziende che sono patrimonio sociale dei nostri territori non si riesca ad andare al di là degli attuali stanziamenti?

E ancora. La nuova riforma della sanità regionale punta sull’assistenza domiciliare e sulle case di comunità, destinando soldi in questi settori, tuttavia si tratta di obiettivi al momento solo sulla carta, che per essere raggiunti richiederanno tempo. Oggi ci troviamo con un problema immediato: la sopravvivenza delle case di riposo, non solo di Santa Chiara, ma anche di altre grandi strutture presenti sul territorio lodigiano, per le quali le nostre comunità in passato hanno fatto tanto. Un patrimonio enorme, che rischia di andare disperso o di essere acquistato per quattro soldi dai grandi gruppi nazionali e internazionali del settore. Dopo due anni di pandemia le case di riposo hanno l’acqua alla gola. O si interviene adesso o sarà troppo tardi.

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