La vita dei nostri comuni “letta” nei fondi di caffè ASCOLTA IL PODCAST

Si chiude la rubrica “Un caffè con il sindaco”: il nostro bilancio e l’appello ai primi cittadini di Lodigiano e Sudmilano

Con la puntata dedicata a San Colombano al Lambro si è chiusa, lo scorso giovedì, la rubrica «Un caffè con il sindaco», che ha debuttato su «il Cittadino» lo scorso autunno e ha tenuto compagnia - speriamo - ai lettori tutti i giorni, dal martedì al venerdì. I nostri giornalisti hanno incontrato uno a uno tutti (proprio tutti!) i primi cittadini della provincia di Lodi, 60 comuni, 60 campanili, 60 comunità. E poi ci siamo spostati al Sudmilano, e ancora, abbiamo sconfinato in realtà a noi vicine come Spino d’Adda, Dovera e Miradolo Terme.

Non c’è stato un sindaco che si sia tirato indietro - e di questo ne siamo sinceramente grati -, anzi più d’uno ci ha simpaticamente “tirato la giacchetta” per sapere quando sarebbe toccato a lui. Forse, a garantire un’accoglienza così calorosa a questa rubrica, ha contribuito anche l’intuizione di abbinare alla doppia pagina quotidiana il video con il sindaco e il giornalista al bar, mentre bevevano il “famoso” caffè.

Davanti a una tazzina corroborante le barriere si sono abbattute e per i nostri giornalisti è stato facile scavare nella vita dei primi cittadini e analizzare con loro i principali problemi delle comunità che amministrano e i progetti che intendono mettere in campo.

È stata una bella pagina di giornalismo sul campo, non banale, perché abbiamo affrontato in alcuni casi anche argomenti spinosi. Un’esperienza - certamente da ripetere - al termine della quale proviamo a fare un poco di sintesi.

Ogni comune, dal più grande al più piccolo, vede oggi attivi cantieri pubblici e privati. A San Donato Milanese sta nascendo il Sesto Palazzo Uffici dell’Eni, uno dei progetti privati più importanti d’Europa; nei minuscoli centri della Bassa Lodigiana pullulano i cantieri delle piste ciclabili, degli asfalti, della ristrutturazione di scuole ed edifici municipali. È un dato rilevante quest’ultimo, significa che grazie ai fondi nazionali e regionali (e in alcuni casi in futuro anche europei, per i progetti che saranno finanziati dal Pnrr) il comparto delle costruzioni si è rimesso in moto. Ma significa anche che ci siamo indebitati in maniera consistente e i soldi spesi oggi dovranno essere restituiti dai nostri figli e nipoti. Ecco perché non possiamo permetterci di sprecarli in opere inutili, come alcune ciclabili nel bel mezzo della campagna! (su alcuni progetti del Piano Marshall della Regione Lombardia avevamo già espresso profonda contrarietà).

Bere così tanti caffè - alla fine ne abbiamo contati un’ottantina - ci ha permesso anche di testimoniare che il Lodigiano e il Sudmilano possono contare su una risorsa preziosa: molti bravi sindaci che, al di là dell’appartenenza politica, si impegnano per le loro comunità. E sono soprattutto i primi cittadini dei paesi più piccoli a rappresentare l’infrastruttura più importante del nostro Stato, perché in assenza o quasi di stipendio ci mettono la faccia, ascoltano i cittadini, incassano le loro reprimende e sovente pagano per colpe non loro (leggasi Roma).

Qualche sindaco fuori posto ci sarà certamente, ma nella complessità teniamoceli stretti i nostri primi cittadini, specie in un periodo nel quale la partecipazione è in picchiata e a chi scrive risulta per certo che alcune delle liste più importanti che parteciperanno alla imminente competizione elettorale di Lodi stanno ancora cercando candidati all’altezza. Un campanello d’allarme da non sottovalutare: sono tutti capaci di chiudere una lista, più difficile è metterci persone adeguate.

Il panorama che possiamo tratteggiare, a consuntivo della nostra rubrica, è quello di un territorio nel quale l’aspetto civico supera sovente quello dell’appartenenza politica. Che tuttavia ancora resiste e in alcuni casi rappresenta un ostacolo all’unità del territorio. E questo è un aspetto che abbiamo riscontrato più nel Lodigiano che nel Sudmilano. Ecco perché torniamo a chiedere ai primi cittadini di superare gli steccati e lavorare insieme per il bene della comunità lodigiana. Il primo tavolo sul quale unire le forze e ragionare “da territorio” è quello della sanità e degli ospedali. L’appello ai sindaci è quello di non aver paura di “incalzare” la Regione: alzate la voce, unitevi, denunciate quel che non funziona, perché a Milano e nei centri decisionali assessori e manager passano, i problemi della sanità lodigiana restano e quando non risolti li sopportiamo proprio noi lodigiani.

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