LA STORIA Una 46enne di Bertonico stroncata dal Covid, aveva scelto di non vaccinarsi

Brunella Marchetti si è spenta al policlinico di Milano dopo un mese di coma. L’appello della sorella: «Vaccinatevi, vi prego, la terapia intensiva è l’anticamera dell’inferno»

«L’ho già detto a mia sorella che quando la troverò nell’aldilà ”gliene darò tante” perché non aveva voluto vaccinarsi. Lei aveva paura». A sfogarsi è Gabriella, la sorella maggiore di Brunella Marchetti, originaria di Bertonico, morta in terapia intensiva, al Policlinico di Milano, stroncata dal Covid. Il loro legame era fortissimo, così come con gli altri 4 fratelli della famiglia Marchetti. «Non si può morire così, a 46 anni solo perché si è fatta la scelta di non vaccinarsi. Brunella aveva un fisico sano- sbotta la sorella -, era sempre stata in buona salute, era anche donatrice di sangue». Oggi, alle 15, nella chiesa di San Bassiano, a Pizzighettone, dove Brunella abitava da quando si era sposata, si svolgeranno i funerali. La donna si è spenta il 30 dicembre, ma era già in coma da un mese. «È morta per una polmonite bilaterale da Covid - racconta la sorella -. Brunella aveva paura del vaccino. È stata una sua scelta quella di non vaccinarsi. I medici contavano sul fatto che Brunella fosse giovane e con un fisico sano: erano convinti che avrebbe retto».

Il messaggio che, in questo momento, Gabriella, dal profondo del dolore, si sente di lanciare, è uno solo: «Vaccinatevi - dice -. Fate un giro nelle terapie intensive Covid. Vi renderete conto di cosa c’è. Quella è l’anticamera dell’inferno. Vi prego, vaccinatevi». Brunella, oltre a Gabriella, lascia un marito, una mamma di 84 anni, altri 3 fratelli, Sabrina, Ermanno e Paolo. Brunella era la più piccola: «Era la mia “cocca” - dice la donna-; abbiamo 15 anni di differenza. Provo un dolore profondo, ma anche una “rabbia” tremenda. Il tumore ti viene, l’incidente ti capita, l’infarto anche, ma morire così a 46 anni, per una decisione stupida non si può: non riesco a farmene una ragione». La malattia era incominciata oltre un mese fa con la febbre alta. «Il medico le aveva prescritto l’antibiotico e l’aerosol, almeno così mi aveva detto lei, non mi ricordo bene - racconta la sorella -. So che aveva chiamato la guardia medica, era andata in un pronto soccorso una prima volta, poi si era rivolta al pronto soccorso di Codogno, era stata trasferita in quello di Lodi ed era finita dritta e intubata in terapia intensiva; da qui poi era stata trasferita al Policlinico di Milano, ma dopo un mese in coma, non ce l’ha fatta. Dal canto mio non finirò mai di ringraziare il personale del Policlinico. Ho girato tanti ospedali, ma non ho mai trovato persone così, gentili, comprensive: gente che ha lavorato con il cuore».

Brunella era una donna «con il sorriso stampato addosso. Io le dicevo che era una rompiscatole - racconta la sorella maggiore -. “Fai dei figli”, le ripetevo. “Ma no, ho già i tuoi”, rispondeva lei. Eravamo attaccatissimi noi 5 fratelli; in passato abbiamo abitato anche nelle cascine Gallinera e Taccagna. Eravamo sempre insieme. Non vederla più venire qua, a casa mia, adesso, è devastante».

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