La solidarietà tra panico e salvataggio

Affonda una nave da crociera e, per certi versi, ci ritroviamo tutti un po’ più fragili e indifesi. Quello che è avvenuto davanti all’isola del Giglio, con la Costa Concordia drammaticamente adagiata in mare e la tragica conta di morti, feriti e dispersi, colpisce fortemente tutti. I primi racconti dei protagonisti e i primi resoconti dei cronisti usavano un’immagine scolpita nell’immaginario collettivo: quella del Titanic. Non siamo di fronte a un disastro delle stesse dimensioni, tuttavia anche la perdita di una sola vita umana è insopportabile. Il bilancio, per ora, è di tre morti e ci sarebbero numerosi dispersi, per i quali ci auguriamo il meglio. L’incidente che ha provocato il naufragio della nave Costa Concordia di fronte all’Isola del Giglio ha destato sensazione non soltanto perché ha provocato morti, dispersi e superstiti ma anche per le cause apparentemente “banali” che lo hanno provocato e per il contrasto fra l’atmosfera da tragedia e l’alone abitualmente spensierato che caratterizza l’idea di un viaggio in crociera.

A livello mediato, l’abbondanza di immagini e testimonianze ha permesso di documentare l’accaduto quasi in diretta, sia attraverso i canali informativi ufficiali delle testate giornalistiche, sia tramite i contributi non professionali di chi ha scattato foto, girato video o “twittato” messaggi via web. Il fatto che l’incidente sia accaduto a tarda sera ha reso tristemente spettacolare l’immagine della nave tutta illuminata nel buio della notte, che pian piano si inclinava sul fianco a seguito dell’impatto – pare – con uno scoglio.

Abituati a visualizzare nelle immagini di navi come un’idea di lusso, di piacere, di vacanza e di eccezionalità, i nostri occhi non possono non essere colpiti in casi come questi. Ma lanciare nei titoli dei giornali e dei tg arditi paragoni, come quello che ha chiamato in causa il naufragio del Titanic o la tragedia dell’Andrea Doria, per rinfocolare le emozioni del pubblico è un eccesso.

A molte testate online non è bastato mostrare video, fotografie e testimonianze in tutte le salse e alcune di esse hanno espressamente chiesto a chi era a bordo di mandare le proprie immagini dell’incidente. Come se ci fosse bisogno di amplificare ulteriormente l’effetto emotivo di un evento che di spettacolare, invece, non ha proprio niente.

Le navi da crociera sono a modo loro protagoniste della comunicazione commerciale, dato che le ritroviamo spesso sulle pagine dei quotidiani, nei link delle testate online o sui manifesti, sempre splendenti, luccicanti e pronte ad accoglierci, magari con sconti che ci aiutano a non privarci del possibile viaggio nemmeno in tempi di crisi. Provoca un certo disagio pensare che la possibile causa dell’accaduto possa essere stato l’azzardo del comandante e dell’equipaggio che avrebbero corso il rischio consapevolmente, scegliendo di passare vicinissimi alla costa per farsi vedere dalle persone a terra (facendo così ulteriore pubblicità alla crociera).

La triste conta dei morti e dei dispersi, per i quali il passare delle ore in ogni tragedia diminuisce la speranza di trovarli vivi e accresce in proporzione il pathos popolare, ha contribuito ulteriormente a tenere accesi i riflettori sull’incidente, che di per sé appare difficile da comprendere se si pensa che imbarcazioni di questo genere, quasi piccole città galleggianti, hanno a disposizione le migliori tecnologie di navigazione e di sicurezza.

Dopo lo shock a caldo, le cronache si sono sviluppate lungo diversi filoni paralleli, come abitualmente accade in casi simili. Oltre al citato accumulo di documentazione diretta e indiretta sul fatto, si sono raccolte le voci dei superstiti, le parole dei testimoni, le prime ipotesi degli inquirenti, le storie a lieto fine e quelle che purtroppo si sono concluse in maniera tragica, i pareri dei tecnici e degli esperti subito pronti a dire cosa si sarebbe dovuto fare, la rabbia di chi si è sentito in qualche modo “tradito” dalle promesse della compagnia di navigazione.

In mezzo a tanto sensazionalismo, hanno trovato spazio anche i racconti di chi si è gettato in mare per salvarsi, ha raggiunto in qualche modo la terraferma e lì ha trovato le case degli abitanti dell’isola e alcuni alberghi a porte spalancate per dare soccorso, conforto, vestiti asciutti e un pasto caldo ai superstiti. Molti di costoro hanno raccontato il loro stupore positivo nell’aver ricevuto un aiuto così immediato e spontaneo.

Forse il bene e la solidarietà fanno meno notizia dei dettagli della tragedia e della ricerca del “colpevole” e per questo occupano meno spazio. Ma sbaglieremmo se lasciassimo che la nostra attenzione fosse catturata soltanto dalle testimonianze più tragiche, dal racconto minuto per minuto dei momenti più drammatici, dalla spasmodica ricerca delle persone disperse o dalle ipotesi sulle cause dell’incidente e sulle responsabilità del comandante o dell’equipaggio. Tutti argomenti interessanti e meritevoli di nota, ma mai quanto la solidarietà che, quando serve, sgorga spontanea dal cuore delle persone.

Colpisce l’accaduto, per i suoi forti contrasti. Da una parte, la crociera, la vacanza galleggiante: luci, gioia, risa, benessere, la vita. Dall’altra, il buio e il terrore del naufragio, l’acqua gelida, il panico, la morte. Scene che si sovrappongono e che fanno pensare, tra l’altro, a ben altre situazioni di naufragi disperati, cui ci ha abituato purtroppo la cronaca: barconi di migranti, carrette del mare alla deriva tanto diverse dalla super imbarcazione da crociera, piena di tecnologia e potenza. Eppure come sembrano simili le grida di aiuto delle persone, la paura, l’impotenza, i pianti di uomini, donne e bambini.

Si assomigliano, tra l’altro, i tanti gesti di solidarietà che hanno illuminato anche questa notte di tragedia. Il prodigarsi dei soccorritori e la reazione disponibile di tanta gente sull’isola del Giglio e non solo, le coperte, l’offerta di un tetto, di attenzione e di vicinanza a chi soffre e ha paura. L’impegno spontaneo per aiutare, e anche la preghiera – perché no? – che certo non è mancata per le vittime e per chi è tribolato. Vicinanza e solidarietà. Anche da parte nostra.

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