La solidarietà e il coraggio dei piccoli

Settembre si apre, come previsto, con un carico di incertezza che andrà ad archiviare più velocemente del solito un periodo di vacanza ritmato dalle preoccupazioni per una crisi interminabile. Si riprende con tanti pensieri per il futuro. Pensieri che nell’estate si sono incrociati su diverse questioni d’attualità senza tuttavia aggrovigliarsi come accade quando l’affanno del giorno si incolla alle lancette dell’orologio. Pensieri che hanno preso respiro in un tempo liberato dalla fretta, dal rumore e dall’apparenza. Pensieri incoraggiati e sostanziati forse anche dal calo delle connessioni e dalla crescita delle relazioni.Non c’è bisogno di raccontare uno spettacolo di umanità che ha messo in discussione la sentenza mediatica per cui esiste solo ciò che appare in un video o su un foglio di carta. I primi protagonisti di questo spettacolo sono stati i bambini con i loro occhi spalancati sulla semplicità e sulla bellezza della natura.Impossibile non averli visti, più numerosi rispetto agli anni scorsi, sul prato di una montagna, sulla riva di un mare, nel giardino di una città. Fino a quando durerà questa loro capacità di sorprendersi? Fino a quando gli adulti con le loro nuove tecnologie accetteranno di non essere padroni del pensiero, del sogno, dello stupore?Forse si può rispondere guardando quei genitori che in un tempo di ripensamento hanno avuto un’occasione in più per riposizionarsi nella grande avventura dell’educare alla libertà, alla verità, alla bellezza.In questa impresa, che non ha eguali in tema di rischi, due dimensioni sembrano riaffiorate grazie a una imprevista cultura della sobrietà: il silenzio e l’infinito.Due esperienze interiori di cui il potere del digitale ancora non si è impadronito. Due esperienze che vedono nei bambini, con gli occhi spalancati sul creato, gli ultimi e irriducibili difensori del diritto allo stupore. Cioè il diritto a crescere liberi. E’ vero, soprattutto nei momenti difficili, occorre coltivare l’esperienza del silenzio e dell’infinito per stupirsi, per continuare a essere uomini e donne. Ma quale collegamento può avere tutto questo con le preoccupazioni economiche, con le incertezze, con le precarietà, con le angosce di chi ha perso o rischia di perdere il lavoro? Difficile, forse impossibile, rispondere se si guarda la realtà senza alzare gli occhi, senza scrutare l’orizzonte. La fiducia e la speranza di uno sguardo altro sul mondo hanno radici in un silenzio e in un infinito che non si spengono in un’estate. Sono guide per una lettura di fatti e problemi quotidiani che accetta ma non si accontenta dei racconti mediatici o dei commenti degli esperti.C’è “qualcosa d’altro” da osservare e da condividere mentre si cammina accanto a uomini e donne che vivono con sofferenza il tempo della crisi. C’è una condivisione di pensieri e di gesti che, soprattutto nel territorio, riesce a cancellare il nero della rassegnazione e della non-speranza. E’ un’esperienza, spesso silenziosa, che stupisce. Si tratta di una solidarietà attiva, che stimola e sostanzia nuove responsabilità e nuove iniziative per affrontare quelle sfide che puntuali si presentano in ogni stagione difficile.Così, in un tempo in cui la paura rafforza la difesa degli individualismi è l’impegno condiviso per un progetto di crescita personale e comunitaria a suscitare stupore.Come è possibile pensare agli altri quando si è in situazione di difficoltà e di sofferenza? La risposta richiama lo stupore di un bambino che, alla scuola del creato, incomincia a interrogarsi su se stesso, sugli altri, sulle cose... Incomincia a trovare risposte per la propria vita, incomincia ad aprirsi a chi è diverso da lui. Nasce qualcosa di nuovo, di bello, di sorprendente.Si può allora dire che dai bambini viene l’appello più convincente perché sia quella della fiducia e non quella della rassegnazione la strada da riprendere fin dai primi giorni di settembre.

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