La scuola, il governo, la mano tesa

“Voglio essere il ministro dell’ascolto e del dialogo”. Lo dice il neotitolare del ministero dell’Istruzione, Francesco Profumo, con un comunicato al termine della prima giornata del governo Monti. Giornata che proprio sul versante dei giovani e della scuola non è stata semplice, con manifestazioni in tutta Italia e disordini in particolare a Milano. Con una vasta area di contestazione proprio al nuovo esecutivo.L’uscita serale del ministro sa di “mano tesa” verso il mondo giovanile e studentesco. “Per questo governo, e per me, i giovani – quindi in particolar modo gli studenti – rappresentano una grande risorsa di questo Paese”, dice Profumo e ricorda come proprio i giovani siano “una delle priorità dell’azione dell’esecutivo”. Non solo. Il neoministro fa un passo importante dichiarando subito di voler ascoltare “con attenzione e interesse tutte le voci del mondo della scuola e dell’università” e soprattutto dichiarandosi disponibile “a incontrarle a breve”.C’è anche un passaggio, nel comunicato del ministro, che nella sua semplicità dovrebbe far riflettere: “Da professore – dice – sono abituato ad ascoltare gli studenti, le loro aspettative e speranze sono legittime”. Da professore, cioè da qualcuno che è coinvolto direttamente con i giovani e gli studenti – questo è un professore, un “uomo di scuola” – ed esserne coinvolto significa anzitutto attenzione e “simpatia”, cioè capacità di entrare in comunicazione, d’intendersi... Attraverso l’ascolto, lo scambio di idee e soprattutto il rispetto reciproco. Quel rispetto che Profumo sembra richiamare con forza condannando le violenze, che pure ci sono state ieri. “Voglio condannare – dice il comunicato – nella maniera più ferma ogni violenza, a persone e cose. La forza delle proprie idee e proposte non può essere offuscata dalla violenza e dalla prevaricazione”. Vedremo nei fatti, nei giorni che verranno, la consistenza dell’azione di governo del nuovo titolare di Viale Trastevere, un Palazzo tanto grande quanto scomodo. Non mancheranno i nodi su cui misurare in concreto le buone intenzioni. Il primo passo, però, lascia sperare bene. “Ascolto” e “dialogo” sono parole d’ordine che non dovrebbero risuonare come formali o scontate. Davvero oggi più che mai siamo di fronte a un mondo scolastico e giovanile in particolare, che si sente marginale e sottovalutato. Al di là dei soli aspetti scolastici, proprio il mondo dei giovani – che pure nelle scuole e nelle università abita e vive – dà continuamente segnali d’insofferenza e frustrazione. Teme fortemente per il futuro, che non riesce a immaginare, cerca di manifestare come può, inventando modalità e mezzi nuovi, purtroppo anche finendo talvolta per eccedere e sconfinare nella violenza, magari “aiutato” da gruppuscoli di provocatori. Lo abbiamo visto anche recentemente a Roma, ma non solo in Italia.Caro ministro, “ascolto e dialogo” siano davvero un punto di partenza. Dichiarazioni cui dare la sostanza dei fatti. Per capire e farsi capire. Per creare un’apertura di credito reciproca e accendere magari nuovi entusiasmi. Il primo impegno è “l’incontro a breve”. Certo andranno studiate modalità e tempi. Ma è una prima promessa da mantenere.

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