«La Provincia affossa la Pantaeco»

I lavoratori rischiano di restare a casa da gennaio

Da gennaio rischiano di restare a casa senza nemmeno più il salario di cassa integrazione e dalla Provincia di Lodi non arrivano spiegazioni né risposte. E intanto il rischio ambientale aumenta giorno dopo giorno.

I lavoratori della discarica Pantaeco di Coste Fagioli sono delusi dalle istituzioni e arrabbiati, perché a loro avviso è stata affondata per motivi incomprensibili un’azienda che aveva lavoro e che aveva macchinari e impianti tecnologici tra i più moderni d’Italia.

Nello scorso aprile l’intera attività della Pantaeco era stata bloccata dalla Provincia di Lodi che chiedeva urgenti interventi per la sicurezza e per l’ambiente. A giugno il Tar aveva dato ragione alla società, ma ai primi di luglio il tribunale di Milano aveva messo sotto sequestro penale la sola discarica per il timore di reiterazione del reato di traffico illecito di rifiuti, contestato alla proprietà per aver trattato e stoccato 81mila metri cubi in più di quelli autorizzati, circa 52mila tonnellate.

Così da aprile i lavoratori Pantaeco sono entrati a scaglioni in cassa integrazione in deroga, e ormai da settembre tutti sono a casa. Nell’azienda lavoravano 25 dipendenti diretti e una quarantina di lavoratori della cooperativa L’Arcolaio di Casale, questi ultimi a loro volta a casa e senza prendere lo stipendio da mesi. I dipendenti diretti Pantaeco si sono ridotti agli attuali 15 e ora vedono con apprensione la fine dell’anno.

«Al momento non è stata richiesta la mobilità e al 31 dicembre scade la cassa integrazione in deroga - dicono una mezza dozzina di lavoratori Pantaeco -. Il timore è che da gennaio si resti a casa senza alcuna tutela e nessun ammortizzatore sociale. La cosa assurda è che mentre le aziende chiudono perché sono senza lavoro, qui il lavoro c’era. Sono i signori della Provincia ad avere sulla coscienza il futuro di 15 famiglie che da gennaio saranno in grave difficoltà. E ancora oggi senza capire il perché».

I lavoratori infatti contestano alla Provincia di non permettere la riapertura del centro di selezione rifiuti, un provvedimento che affossa l’occupazione e non tutela l’ambiente, anzi. Mancando il personale, la discarica è abbandonata a se stessa.

«Un impianto di selezione della plastica come il nostro c’è solo in 34 impianti in tutta Italia, e facevamo lavorazioni conto terzi per il Consorzio Coreplo, spesso alla presenza dei loro ispettori, mentre la discarica non era più toccata da tempo - proseguono i dipendenti -. La Provincia ha bloccato tutto chiedendo opere di messa in sicurezza, ma come si possono fare se non ci sono introiti? E poi ci sono richiesti interventi assurdi, come mettere una luce in più o spostare i tombini: ma sono questi i problemi? Oggi le vasche di percolato sono piene e le pompe sono spente, e il rischio è che possano tracimare. La manutenzione, prima settimanale, non si fa più da otto mesi. Questa è la sicurezza ambientale che sta attuando la Provincia di Lodi».

Sono arrabbiati i lavoratori perché si sentono soli e non hanno risposte dalle istituzioni. «Sappiamo che la proprietà è disposta a un passo indietro e che c’è un’azienda interessata a rilevare la Pantaeco, ma nessuno compra se l’attività è sospesa - concludono i lavoratori -. C’era la disponibilità a riprendere i lavori alla presenza di ispettori provinciali, e ancora oggi la proprietà cerca di fare quel minimo di lavori indispensabili. Ma dalla provincia si hanno solo chiusure. Vogliono affossare la Pantaeco e non capiamo perché. Il problema è che intanto affossano anche noi, e la città di Casale si troverà a dover intervenire per evitare il disastro ambientale con centinaia di migliaia di soldi pubblici».

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