La proprietà privata ora è un furto?

Molti anni fa ed ispirandosi a modello politici elaborati precedentemente, Pierre-Joseph Proudhon ritenne la proprietà privata una fonte di disuguaglianza e quindi causa di malessere sociale, giungendo ad affermare che «la proprietà è un furto»; Karl Marx sostenne che la proprietà privata dei beni fondiari e dei mezzi di produzione doveva necessariamente essere abolita in nome di una società giusta, nella quale sarebbe stato eliminato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Tale concezione divenne un elemento caratteristico del comunismo e, nel corso del XX secolo, trovò ampia applicazione in Europa nei paesi dichiaratamente comunisti, quali l’Unione Sovietica o i paesi dell’est europeo. Sono principi che hanno entusiasmato molti, dando un impronta significativa alla politica, specie del secolo scorso, e accendendo in grandi masse popolari speranze ed illusioni. La loro attuazione pratica si è rivelata, però, pressoché un disastro; ad esempio si è scoperto che Stalin, per decenni capo indiscusso del comunismo mondiale, dopo le rivelazioni dei suoi successori, aveva conteso ad Hitler il primato del peggior delinquente del secolo ventesimo. Nella pratica, poi, nei paesi divenuti comunisti dopo la vittoria entusiasmante sulle classi aristocratiche al potere che avevano con i propri privilegi esasperato ed affamato i sudditi, si erano succeduti al potere classi di individui altrettanto squallidi pieni di privilegi e di incapacità, che portarono alla rovina, economica, morale e culturale intere nazioni. La ribellione a questi regimi è stata sempre una ribellione di popolo, repressa violentemente con le armi ed in spregio ai più elementari principi di umanità. I paesi toccati da questa iattura si sono ritrovati con una economia allo sfascio con gente affamata più o meno come prima che il comunismo nascesse ed in un sistema in cui l’individuo ed il rispetto per la persona era pressoché zero. Sembrava che questo sistema fosse tramontato per sempre ma in realtà non è così. Da noi oggi non si afferma esplicitamente che la proprietà è un furto ma si fa in modo che lo sia. Se ad esempio a Lodi o da qualche altra parte uno ha un appartamento che non riesce ad affittare perché la domanda si è ridotta per la crisi economica, deve pagare l’IRPEF sullo stesso;deve pagare l’IMU in continuo aumento sia per la maggiorazione della rendita catastale sia per le aliquote; dovrà pagare la tassa sui servizi;deve pagare le spese condominiali; deve pagare il riscaldamento condominiale. Contemporaneamente qualche ministro, che nella sua vita ha fatto solo chiacchiere percependo per questo stipendi da capogiro, afferma di stupirsi che in Italia ci siano persone che hanno ben due case mentre nel mondo si muore di fame. Quindi chi ha comprato un bene di questo tipo con i sudati risparmi di una vita di lavoro è pressoché rovinato dalle tasse locali e nazionali e dagli inevitabili adempimenti condominiali. Ecco io credo che questi fatti rappresentino, in chiave moderna, l’affermazione dei principi di cui sopra. Infatti risulta confermata l’affermazione:- 1) che il politico appartiene a una casta di privilegiati e spesso di incapaci o peggio;- 2) che chi ha lavorato tutta una vita e risparmiato deve essere punito in quanto si è “arricchito illecitamente”;- 3) che bisogna importare sempre più gente senza arte né parte, nulla tenenti, perché qualcuno possa proporsi come distributore di risorse che non ha mai prodotto e guadagnare per questo stipendi cospicui;- 4) che la competitività non è importante, ma che bisogna partire dai bisogni (del mondo?);- 5) che l’economia si sta sfasciando, perché chi innova e produce trova più conveniente andarsene all’estero che farsi affogare dalla nostra burocrazia e dalle nostre tasse.In questa battaglia di inciviltà molti sono i protagonisti che si danno da fare a distribuire le risorse degli altri, per mantenere od accrescere il prestigio della loro poltrona ed i risultati si vedono.

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