La posta in gioco dalla parte dei poveri

Il tema della Giornata missionaria mondiale (Gmm) di quest’anno è la cartina al tornasole del magistero di Papa Francesco: “Dalla parte dei poveri”. L’intento è quello di richiamare l’attenzione delle nostre comunità sulla centralità dell’impegno “ad gentes”, per raggiungere i poveri, cioè coloro che vivono nelle periferie geografiche ed esistenziali del nostro tempo. Papa Bergoglio è un vescovo latinoamericano che porta nel proprio bagaglio esperienziale il patrimonio di una Chiesa che, in alcune sue significative componenti, ha fatto la scelta dei poveri, per i poveri e con i poveri. La posta in gioco è alta perché ogniqualvolta la Chiesa affronta questioni che hanno a che fare con il sociale, il magistero del Papa e dei vescovi generano polemiche. La convinzione di molti benpensanti è che la fede in Gesù Cristo non c’entri assolutamente con le grandi ingiustizie e sopraffazioni che stanno acuendo le sofferenze di chi vive nei bassifondi della Storia. Stiamo parlando, per inciso, di uomini e di donne che trovano difficoltà ad esistere, a crescere, ad esprimersi in un mondo segnato, come dice Papa Francesco, “dalla globalizzazione dell’indifferenza”.Da questo punto di vista, la Gmm costituisce un’occasione privilegiata per fare chiarezza. Nel 2016 la ricchezza detenuta dall’1% della popolazione mondiale supererà quella del restante 99%. È quanto si legge nel recente rapporto sulle grandi disuguaglianze di Oxfam. Nel documento della nota organizzazione umanitaria si evidenzia come “questa disuguaglianza sia in continua e costante crescita, rendendo necessarie misure dirette a invertire la tendenza”. Una situazione allarmante che riguarda sia i Paesi avanzati, come anche quelli in via di sviluppo. Ecco che allora vi è sempre più una concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi, grazie all’invenzione dell’economia del debito e alla violazione di altri diritti come la casa, il cibo e il lavoro. Certamente, la stragrande maggioranza delle Chiese particolari nel Sud del mondo è povera per molte ragioni: dalla mancanza di mezzi materiali, alla dimensione minoritaria in contesti come quello islamico, induista o buddhista, a volte perseguitate e martoriate dalle vicende umane di molti loro fratelli e sorelle.Una cosa è certa: il mistero della predilezione di Gesù per i poveri e la loro centralità nei dinamismi del Regno suggeriscono ad ogni Chiesa particolare di condividere la vita dei poveri, usando il denaro per una solidarietà efficace e rispettosa della loro dignità, evitando di favorire dipendenze economiche.Da rilevare che la quasi totalità del denaro per l’evangelizzazione raccolto in Italia è offerto dai fedeli delle nostre parrocchie, di estrazione economica medio-bassa, con uno spirito evangelico incentrato, spesso, sulla rinuncia, sul nascondimento e sulla fedeltà nel tempo verso i poveri. A questo proposito, Papa Francesco, nella tradizionale missiva per la Gmm, ci rammenta che “nell’immenso campo dell’azione missionaria della Chiesa, ogni battezzato è chiamato a vivere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione”. Ecco che, allora, il personale contributo economico di ogni fedele, nel corso della Gmm, tradizionalmente a favore delle Pontificie Opere Missionarie, è il segno di un’oblazione, prima al Signore e poi ai fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sulla condivisione. In riferimento al tema vocazionale, Papa Francesco si è rivolto nel suo messaggio “soprattutto ai giovani, che sono ancora capaci di testimonianze coraggiose e di imprese generose e a volte controcorrente: non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera, di una sequela di Gesù che implichi il dono totale di sé”. Se nel 1990 i missionari italiani erano oltre 24mila, oggi sono meno di 9mila, a riprova che la crisi vocazionale rappresenta una sfida che non può essere disattesa dalla nostra comunità ecclesiale.

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