La porta aperta che attende tutti i lodigiani

“Sono un grande peccatore; confidando nella misericordia e nella pazienza di Dio, nella sofferenza, accetto”: così l’Arcivescovo di Buenos Aires nella Cappella Sistina il 13 marzo 2013. “Accetto”: in quell’istante, il Card. Jorge Mario Bergoglio diventa Francesco. Un Papa peccatore? Duemila anni prima, sulla riva del lago di Genesaret, il suo illustre predecessore Simon Pietro si era gettato ai piedi di Gesù, dopo la pesca miracolosa: “Allontanati da me, Signore, perché sono un peccatore”. Ma il Maestro – che non mostrava disagio nello stare con i peccatori – non si impressionò: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. “Sono peccatore – ha detto ancora il Papa nell’intervista al settimanale Credere –, mi sento peccatore, sono un peccatore al quale il Signore ha guardato con misericordia. Sono un uomo perdonato, Dio mi ha guardato con misericordia e mi ha perdonato. Ancora adesso commetto errori e peccati, e mi confesso ogni quindici o venti giorni. E se mi confesso è perché ho bisogno di sentire che la misericordia di Dio è ancora su di me”.La Quaresima dell’anno giubilare della misericordia (eh sì, perché, se non ce ne fossimo accorti, la Quaresima è iniziata “da mo’”, e oggi è un venerdì di Quaresima…) è uno straordinario tempo di grazia. “In questo giubileo lasciamoci sorprendere da Dio”. La bolla Misericordiae Vultus ripete più volte che occorre “non stancarsi”. Domenica 17 marzo 2013, alle 12, ero in Piazza San Pietro per il primo Angelus di Francesco con migliaia di persone (di fronte alle quali si rivelò subito vano l’improbabile tentativo dei metal detector di creare ordinate file indiane per l’accesso alla piazza). Dalla finestra del palazzo apostolico, risuonarono le parole che in seguito sarebbero state ripetute più volte: “Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere il perdono”.Noi sacerdoti facciamo qualche fatica a parlare e scrivere senza fare omelie, ma questa non vuole essere la solita predica (della quale si direbbe: “Il passaggio più bello? Quello dall’ambone alla sede”…), che pure ci vuole al momento giusto. Nella nostra Cattedrale c’è, dal 13 dicembre scorso, una porta aperta che attende tutti i lodigiani, credenti e non credenti (ammesso che ve ne siano, dal momento che – è stato detto – esiste l’ateismo ma non esistono gli atei). “La porta della misericordia è spalancata – ha scritto il Vescovo Maurizio –: è il mistero di un Cuore trafitto. Quello del Crocifisso, da cui sgorgano incessanti il perdono e l’indulgenza. Varchiamo quella soglia perché il Signore sta alla porta e bussa”. In Cattedrale, come nelle Chiese penitenziali vicariali, ci sono confessori ad ogni ora, perfino in inglese, francese e spagnolo. Chissà che ci capiti come a quella suora di Lodi, ora anzianetta, la quale ha confidato recentemente che una volta, verso i quarant’anni, dopo essersi confessata, provò per diverse ora una gioia tale da desiderare di morire. Lunga vita a tutti, ma lasciamoci sorprendere dalla misericordia di Dio!

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