La politica e la fattoria degli animali

“L’uomo è un animale politico” diceva Aristotele qualche migliaio di anni fa e chi può dargli torto? “La politica siamo tutti noi” diceva un personaggio politico ultraottantenne in qualche libera conversazione di qualche mese fa e quindi basta attaccare la politica. È vero, lo racconta anche G. Orwell nel suo libro La fattoria degli animali, scritto qualche centinaio di anni fa, che sembra proprio fatto su misura per la fattoria di casa nostra. Nella fattoria degli animali- dice Orwell- un gruppo di animali ottiene la libertà cacciando l’uomo che li comanda e li opprime. “Ben presto però emerge fra gli animali una nuova classe di burocrati, i maiali che con l’astuzia, la cupidigia e l’egoismo che li contraddistinguono si impone in modo prepotente e tirannico sugli altri animali laboriosi, docili e semplici d’animo. Gli elevati ideali di uguaglianza e di fraternità proclamati nella costituzione vengono così progressivamente traditi e la casta dei maiali (sia detto senza offesa per nessuno) si appropria di tutti gli utili della fattoria, mentre gli altri animali finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e privazioni di prima”. Spicca in questo racconto la figura del cavallo Boxer che dopo aver lavorato instancabilmente per tutta la vita quando è inabile al lavoro viene venduto per la macellazione, facendo credere a lui ed agli altri animali che viene ricoverato per le cure in ospedale e poi per la pensione. In questo senso è vero che la politica siamo tutti noi: nella fattoria c’è chi deve lavorare instancabilmente, pagando fior di contributi per la pensione che non riceverà mai e chi divora insaziabilmente le risorse prodotte (ultimo caso citato dal Corriere della Sera del 29 ottobre 2011 delle “diciannove Maserati Quattroporte blindate comprate dal ministero della Difesa per i dirigenti del ministero mentre polizia e carabinieri cercano dagli sfasciacarrozze ricambi per far andare le auto di servizio scassate”) con il nostro lavoro e che non è disposto a rinunciare a nulla dei propri privilegi.

Naturalmente ogni mattina- racconta Orwell- tutti gli animali cantano l’inno fratelli della fattoria con i maiali in testa a tutti che cantano a squarciagola, perché siamo tutti fratelli che diamine e chi non canta non vuol bene alla fattoria.

E mentre faccio queste considerazioni mi vengono alla mente i fratelli Bandiera, Silvio Pellico, Pietro Maroncelli, Goffredo Mameli, il trentino Cesare Battisti, il generale Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e a tanti altri che, in diversi periodi, hanno patito o dato la vita per l’Italia o penso a uomini politici che hanno posto con forza, da parti diverse, il problema della moralità nella vita pubblica italiana quali De Gasperi, Einaudi, Berlinguer e penso che al confronto molta della classe politica attuale dovrebbe provare solo un sentimento: il rossore e la vergogna… se avesse un briciolo di coscienza.

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