La manovra, una novità e un’incognita

La manovra di riallineamento all’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014 è stata approvata dal Parlamento a tempo di record. Con una importante novità ed un’incognita. L’importante novità è stata il ruolo del presidente della Repubblica, promotore di un passaggio parlamentare velocissimo, che ha accelerato questo iter con due inediti interventi pubblici, una dichiarazione scritta che ha accompagnato la promulgazione e una lettera inviata al “Sole 24 Ore” a commento di un documento del giornale stesso sulla crescita.

L’incognita è sugli ulteriori sviluppi della strada indicata dalla manovra.

Al di là delle decisioni immediatamente operative, che riguardano essenzialmente misure–tampone, per la gran parte a carico dei “soliti noti” del prelievo fiscale italiano, che, a forza di essere tassati, diventano ingiustamente tartassati, essa prevede nell’arco dei prossimi anni la necessità di scelte invece strutturali. A partire da una riduzione, che si vuole e non può che essere esemplare, dei “costi della politica”.

Questi obiettivi non possono essere ulteriormente dilazionati, a partire da due punti: una lotta significativa all’evasione fiscale, che danneggia due volte la collettività nazionale e i contribuenti e una concreta promozione della famiglia, che ancora e sempre rappresenta la vera forma del welfare nazionale.

D’altra parte la necessità di un orizzonte strutturale diventa sempre più stringente, da un lato perché la crisi finanziaria, come dimostrano le vicende del bilancio americano, non è superata, dall’altro per il nuovo quadro di regolazione mondiale, che si tratta, non senza fatica di delineare proprio in questi anni.

È un momento complesso, difficile, ma anche importante e creativo. Certo la confusione è evidente: sembrano infatti giocarsi in contemporanea due partite.

Accanto a quella tradizionale di questo quindicennio, tra la coalizione berlusconiana e “gli altri”, che si è dipanata nella successive elezioni politiche, tre vinte e due perse da Silvio Berlusconi come perno del dibattito e dell’offerta politica, se ne sta sviluppando un’altra, più sottile, ma strutturale e decisiva, sui contorni e il quadro della nuova offerta politica.

Mentre i riflettori sono ancora puntati sulla prima, comincia la seconda: perciò la vicenda di questi mesi conclusivi della legislatura è importante. E così il gioco si fa duro, si affollano diversi attori, interni ed esterni al sistema politico, in uno scoppiettante stillicidio di conflitti e di sorprese.

Se la dialettica si fa dunque sempre più aspra, quel che conta è comunque salvaguardare il quadro d’insieme e la coerenza di un percorso di sostenibilità e di sviluppo del sistema-paese.

In questo senso è richiesto sempre più un pensare strategico: rispetto al ruolo dell’Italia in Europa e dell’Europa nel quadro globale, rispetto alla coesione sociale in Italia ed alla necessità di misurarsi con la sua salvaguardia nei prossimi decenni, ed infine, ma non da ultimo, sui valori ed i principi di riferimento. È qui che il ruolo dei cattolici deve nuovamente risaltare.

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