Cari amici,per la prima volta ho la gioia di vivere le festività natalizie tra voi e desidero rivolgere l’augurio più cordiale, indistintamente, a tutti i lodigiani e alle lodigiane della Città e della Provincia. La Nascita del Signore ottenga sul Anno Nuovo l’abbondanza della sua benedizione: sia tempo di prosperità e pace per il nostro territorio, come per l’Italia intera, chiamata com’è a dare il suo originale contributo alla crescita dell’Europa e della comunità internazionale.Siamo cittadini del mondo e il Natale è festa per tutti i popoli. I cristiani sono tenuti a recare fino ai confini del mondo la gioia di vivere che scaturisce dal canto di Betlemme: gloria a Dio e pace agli uomini. Sono strettamente connesse la gloria e la pace: non si può offrire la seconda senza attingerla dal cuore di Dio, che si apre misericordioso quando il suo Nome è glorificato.Il mio augurio è accompagnato dalla gratitudine per l’accoglienza che ricevo dalla comunità diocesana al completo e dalle componenti le più diverse di quella civile. Alle Pubbliche Autorità e ai singoli Cittadini vanno gli auspici di reciproca collaborazione in vista del bene comune, che sono certo trovano conferma nei sacerdoti, nei religiosi e nelle religiose, e nei fedeli laici. Insieme, cercheremo di essere vicini con ogni sollecitudine a chi è maggiormente colpito dalla terribile congiuntura economica che sta bruciando tante speranze.Un incoraggiante augurio a ciascuna delle nostre famiglie e alle Istituzioni Educative, accomunate dal desidero di formare alla libertà, alla giustizia e alla solidarietà le giovani generazioni, che estendo parimenti a quanti lavorano tra i sofferenti e gli anziani, tra i più poveri e i più soli. A chi sta pagando per i propri sbagli e a coloro che entrano dignitosamente nel nostro tessuto sociale in cerca di aiuto, il mio invito è da un lato alla pazienza e dall’altro alla fiducia perché certamente il cuore dei lodigiani non li abbandonerà.Affido questi sentimenti ad una celebre icona bizantina della Natività del Signore. Si tratta di una testimonianza della Scuola di Novgorod, risalente al XVI secolo, il cui originale è a Mosca, nella Galleria Tret’jakov, mentre l’immagine qui pubblicata è ripresa da una copia del pittore russo Leonida Brailovskyi (1872-1937), collocata nella Congregazione per le Chiese Orientali in Roma. In questi ultimi venti anni mi ha ispirato nella celebrazione del Natale e vorrei che i lodigiani vi leggessero l’appello a riappropriarsi di quella umanità, alla quale apparteniamo tutti, e che Dio ha visitato quando il Figlio Gesù è divenuto uno di noi. La luce della umanità nuova venne da Oriente. Siamo debitori verso i fratelli e le sorelle orientali di questa notizia bella e della testimonianza che ne è scaturita lungo i secoli. Hanno dato prova di fedeltà alla luce spuntata nella periferica e insignificante cittadina di Betlemme, avvertendo che era tanto umile, ma anche tanto divina, da rischiarare le infinite notti del cuore umano e della storia. Essi continuano ad aggrapparsi alla speranza alimentata da quella luce, mentre la violenza li colpisce con crudezza perseverante nella indifferenza più diffusa. Non nascondiamoci mai, specie a Natale, nella nostra condizione di sufficienza e nemmeno nella comprensibile apprensione per i nostri gravi problemi sociali ed economici. Apriamoci nell’umile intento di farci carico, per quanto possibile, delle fatiche dell’intera famiglia umana. Ci salverà soltanto- finché siamo nel tempo e per sempre - l’universale fraternità donata dal Bambino di Betlemme.
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