«La Lever riassuma i 5 operai»

La Unilever Italia Manufacturing dovrà restituire il posto di lavoro a Casalpusterlengo a cinque dipendenti che erano stati licenziati nell’aprile dello scorso anno: lo ha deciso ieri mattina il giudice del lavoro di Lodi Elena Giuppi, dichiarando l’inefficacia dei cinque licenziamenti e ordinando l’immediata reintegrazione in azienda, con l’obbligo di corrispondere tutte le retribuzioni perse dai dipendenti dal giorno del licenziamento a quello in cui saranno ripresi al lavoro. Grande soddisfazione è stata subito espressa dai lavoratori ma anche dalla Filctem Cgil di Lodi, che aveva subito eccepito, attraverso l’avvocato Giuseppe Bersani, l’irregolarità della procedura di licenziamento. «È una sentenza significativa - sottolinea Carlo Carelli delle Rsu della Lever casalina -, attendiamo le motivazioni, senza escludere al momento che il licenziamento presentasse dei vizi formali, ma è stata una battaglia che ha coinvolto tutti. L’auspicio, ora, è che il reintegro sia gestito in modo civile».

Il reintegro è valido per cinque dei sette ex lavoratori Lever che erano arrivati nell’aprile scorso al termine dei due anni di cassa integrazione concordata in seguito all’individuazione ad aprile 2009 di 170 esuberi per la chiusura del reparto polveri. I cinque si sono affidati alla Cgil, mentre gli altri due hanno percorsi diversi: uno ha fatto causa individuale e sarà discussa tra un paio di mesi, l’altro ha accettato una transazione proposta dalla multinazionale a 56 mila euro. I sette erano gli ultimi rimasti dei 170 esuberi, quelli arrivati al termine del piano sociale senza essersi ricollocati o senza aver accettato il piano di incentivi per l’esodo volontario.

«Siamo molto soddisfatti dell’esito della causa – dice Francesco Cisarri della Filctem Cgil -. Questo risultato è anche frutto della rigidità iniziale dell’azienda a discutere su possibili soluzioni relative agli ultimi rimasti nel percorso di cassa integrazione. A questo punto ci aspettiamo il pieno ritorno all’attività dei lavoratori. Secondo noi era possibile recuperarli all’interno già alla fine dei due anni di cassa e riteniamo che l’azienda possa assorbirli oggi senza contraccolpi».

Ma il rientro al lavoro dei cinque pone nuovi interrogativi sul futuro della fabbrica, che occupava fino a ieri mattina 193 dei 350 dipendenti totali della multinazionale a Casale (gli altri sono nella holding, uffici e centro ricerche). Più volte i vertici dello stabilimento avevano indicato in 193 il numero di dipendenti massimo per mantenere livelli di produttività del sito in linea con quelli europei. Sull’occupazione ci sono poi delle ombre relative al reparto intermedi, dove da un anno e mezzo le produzioni sono fortemente in calo al punto che i 10 addetti sono spessi dirottati ad altri compiti o lasciati a casa in ferie forzate.

In questo quadro in azienda sono circolate diverse voci relative alla possibilità di una collocazione a riposo (sebbene retribuita) dei cinque tornati piuttosto che a una nuova procedura di mobilità tesa a riportare il numero totale degli occupati in linea con le attese della multinazionale.

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