La giunta Dompè traballa, ma non cade

Un filo sottile garantisce la maggioranza a Mario Dompè dopo il voto sul Pgt, ma il giorno dopo il consiglio “fiume”, convocato pure di domenica, non c’è stata la catastrofe politica. Il clima interlocutorio domina dopo le urla, i carabinieri in aula e la maratona consiliare in quattro giorni di fila. Non è arrivata la comunicazione ufficiale, scritta di pugno dal sindaco, della rottura dell’alleanza con la Lega nord, con defenestrazione degli assessori. Il principale partito alle spalle di Dompè e maggioranza, il Pdl, si divide come nei mesi scorsi tra umori e malumori ben noti. L’area Forza Italia degli azzurri parla di «nuova prova di inadeguatezza» offerta dal primo cittadino, ma nel contempo usa diplomazia con il Carroccio intemperante. «I rapporti con la Lega solo adesso sono peggiorati», annota Alessandro Fava, portavoce della continuità forzista, «prima sono sempre stati costruttivi». Vincenzo Stochino invece, più vicino alla provenienza Alleanza nazionale, converge in una cosa: nel non vedere una rottura insanabile coi “lumbard”. Ma differisce nell’altra : «Dompè è stato un candidato forte nel 2007 e può esserlo ancora - sono le parole di Stochino -. Però solo se ha dietro tutto il Pdl. Solo a questa condizione. C’è molta strada di mezzo prima di sbilanciarsi». C’è poi l’incognita delle segreterie provinciali e regionali. Detto in altri termini, non basta guardare sotto i palazzi Eni per capire se il peggio per la giunta è passato col Pgt o deve ancora arrivare. Alessandro Fava accenna apertamente al ruolo cardine della federazione provinciale e regionale: «Personalmente ritengo che lo stile antipolitico e controproducente del sindaco, che ha via via allontanato i consiglieri e gli assessori più votati, impedisca di vederlo come figura ideale nel 2012. Ma non può essere solo il circolo di San Donato a prendere queste decisioni». L’omologo di area ex An, Stochino, sembra propendere per una scelta elettorale più slegata dalle direttive milanesi: «Non credo che la soluzione alle difficoltà della giunta Dompè, alla fine, consista in un “passaggio di cerino” ai nostri vertici lombardi. Non avverrà così: conta il provinciale ma conta anche San Donato, dove il Pdl esiste ed è una realtà viva, come dimostrato dalla pluralità di posizioni». Resta quella domanda se il sindaco sia ancora o no , in poche parole, un esponente del Popolo della libertà. Fava su questo lascia intendere un giudizio abbastanza chiaro: «Il Pdl più responsabile, domenica, è quello espresso dal consigliere Lusetti. Che non è mancato in aula, ma alla fine si è astenuto». La prova di forza, e di resistenza, sul Piano di governo ha anche puntato i riflettori su una “costellazione” di consiglieri centristi che coi loro gruppi misti hanno fatto tornare i conti a favore del sindaco. Giacinto Calculli (Moderati di centro) spiega il perché del suo sì al Piano: «L’ho fatto per coscienza civica, per non rischiare di avere il Comune commissariato, non perché sia fan di questo sindaco ». Calculli bacchetta la Lega: «Fanno sempre questa sceneggiata sotto elezioni, poi tornano sui loro passi». E pure il Partito democratico: «Fa il gioco della Lega senza alcuna autonomia propria». Residente in via Di Vittorio, il centrista Calculli motiva il suo favore a un Piano integrato di intervento sulla Campagnetta: «Il Comune non ha un centesimo, senza un dialogo serio con il proprietario dell’area scordiamoci il parco». E infine annuncia: «Sono pronto a fare il sedicesimo consigliere in aula fino al termine della legislatura».

Emanuele Dolcini

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