La fragilità dei diritti dei bambini

La ricorrenza del 20 novembre, giornata sui Diritti dell’Infanzia, ci induce a qualche riflessione sullo stato di attuazione dei diritti e quindi sulla loro fragilità. È indubbio che dall’approvazione della Convenzione Internazionale, avvenuta il 20 novembre 1989 da parte dell’assemblea generale dell’Onu, ad oggi, il processo di riconoscimento e di tutela dei diritti dei bambini abbia fatto passi in avanti, ma è altrettanto vero che questo trend positivo, ultimamente registra un preoccupante rallentamento e in taluni casi un deciso peggioramento. I diritti umani cioè, e nella fattispecie quelli dei minori, faticosamente conquistati, a volte si infrangono miseramente, o comunque non vengono garantiti come dovrebbero. Plurime sono le cause che rendono fragili i diritti acquisiti e toccano paesi e situazioni diverse, Europa compresa:- il distoglimento di somme ingenti, destinate all’inizio del secolo a politiche di sviluppo (si pensi agli obiettivi del millennio sottoscritti da tutti i capi di governo nel 2000) e “dirottate” poi, specialmente dopo l’11 settembre, ai problemi della sicurezza e alla lotta al terrorismo;- il venir meno progressivamente di risorse per il welfare,a causa della pesante crisi mondiale, finanziaria prima ed economica poi, che attanaglia molti paesi;- le devastanti conseguenze di un cambiamento climatico che provoca fenomeni naturali sempre piu violenti e diffusi, che, oltre a provocare lutti e distruzioni, richiedono poi un’ingente quantità di fondi per la ricostruzione.A queste macro cause di carattere strutturale e di dimensioni globali,se ne aggiungono altre più settoriali e circoscritte, per alcuni versi legate a immani tragedie causate dall’uomo (le guerre), od anche, paradossalmente, allo sviluppo del benessere diffuso o al desiderio smodato di possederlo.Il panorama che ne esce non è dei più confortanti, per usare un eufemismo. Molti diritti fondamentali, quali la nutrizione, la salute, l’istruzione sono messi perennemente in discussione nei paesi più poveri dell’Africa subsahariana o del sud-est asiatico; la stessa decrescita della mortalità infantile che pure è il primo indicatore in quanto strettamente correlata al diritto alla vita, ha rallentato il suo iter positivo. I diritti di protezione da abusi e violenze, di uguaglianza e non discriminazione sono sistematicamente calpestati nei paesi cd emergenti, quali Cina, India e Brasile, dalle economie galoppanti ed aggressive, ma non da altrettante attenzioni ai diritti. Per non parlare poi dei bambini nelle situazioni di guerra e povertà estrema di cui alcune propaggini giungono stremate (quando riescono), sulle nostre spiagge. Ma anche nei paesi dal benessere diffuso, quali l’Italia, vengono messi in discussione diritti che sembravano consolidati. Aree crescenti di nuove povertà, ampie fasce di popolazione immigrata,interi settori e zone geografiche colpiti pesantemente dalla crisi, si imbattono quotidianamente con le difficoltà a fruire di servizi ritenuti essenziali (una sanità di base per tutti,un’istruzione di qualità, una politica di non discriminazione,un tempo libero di benessere…).Ma i diritti dei bambini sono fragili, anche perché una società distratta e superficiale, pur se benestante, non li sa riconoscere. Sono i cosiddetti diritti di terza generazione, quali l’ascolto dei ragazzi, la loro partecipazione e coinvolgimento nelle decisioni che li riguardano, la libera espressione, una calda accoglienza… Questi, tra l’altro sono i diritti che se ben coltivati hanno un alto tasso di riscontro sull’assunzione di responsabilità da parte delle nuove generazioni, e quindi sull’interiorizzazione del concetto di dovere.Non c’è dunque da stare molto allegri,bensì molto vigili.E’ per questo che l’Unicef di Lodi ha proposto a tutte le scuole della provincia un progetto sulla fragilità dei diritti, per promuovere, anche attraverso congruenti attività laboratoriali di pittura su vetro (materiale fragile per definizione) appropriate riflessioni in tutta la comunità scolastica. L’ampia adesione all’iniziativa da parte delle scuole è un segnale confortante di attenzione e di speranza.

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