Karol Magno, i tre volti

E’ di questi giorni un numero sterminato di espressioni nei media, e in gran parte elogiative del fare e dell’essere di Giovanni Paolo II. Veramente si può dire che ha lasciato nella mente di tutti un ricordo molto luminoso, positivo. Oltre ventisei anni di Pontificato gli hanno consentito innumerevoli interventi sul piano del rapporto umano, a tu per tu, come su quello sociale, politico, diplomatico.

Ha conosciuto infiniti percorsi: in tutti i Paesi del mondo e anche negli Stati che sembravano impenetrabili, del tutto chiusi all’incontro con un Papa.

Percorsi per recare il grido della pace. Le sue encicliche e i numerosi documenti scritti hanno mostrato la vigile attenzione ai bisogni umani emergenti e ai dettati dottrinali, fondamentali per l’insegnamento della Chiesa. Le celebrazioni liturgiche avevano la caratteristica di un abbraccio umanissimo, adattato alle persone presenti, che si rivolgeva a Dio amore, beatitudine senza limiti. Tutti ricordano le “giornate della gioventù”, con il canto, le preghiere, l’ascolto della parola...

Personalmente sono stato colpito da tre aspetti della sua storia.

Il primo: i rapporti con Michail Gorbaciov. Ricordo quell’1 dicembre 1989 allorchè il mondo presentò il Presidente dell’Unione Sovietica nel suo incontro con il Papa, al termine del quale il Santo Padre accolse anche la moglie Raissa, accompagnata dalle famosissime parole del marito: “Ti presento il Papa di Roma: la più importante autorità morale della Terra... è uno slavo, come noi”.

Ho scoperto più tardi che Giovanni Paolo II aveva scritto a Gorbaciov “una lettera” nel giugno del 1988, consegnata personalmente dal Cardinale Casaroli. Fu un passo a cui ne seguirono molti altri, fino al 19 settembre 1999, giorno della morte di Raissa: il Papa scrisse un affettuoso messaggio di umana e cristiana vicinanza. E Gorbaciov non contava più niente...

Sempre si parla di Giovanni Paolo II come protagonista della caduta del comunismo, in Russia e in Europa, e del suo mutamento mondiale. Rari sono i riferimenti a questa relazione, decisiva certamente, e - tanto meno si dice - della sua portata in rapporto a quegli avvenimenti che hanno cambiato il volto e la storia dell’intera umanità.

A me è sembrato di dover leggere qui tutta l’intelligenza e l’intuito del Disegno Provvidenziale da parte del Papa, con le sue caratteristiche di simpatia umana.

Il secondo aspetto si riferisce allo svolgimento complessivo del suo ministero pontificio, in rapporto all’evolversi della realtà socio culturale nel mondo e particolarmente in Europa e anche in Italia.

Il suo predicare, i suoi interventi quotidiano, gli scritti, i viaggi missionari da che erano mossi, che risultati hanno ottenuto?

A me pare che Giovanni Paolo II avesse chiara nella mente e molto sofferta nel cuore la realtà di una progressiva scristianizzazione dei continenti cristiani da sempre, e dell’espandersi dell’indifferenza religiosa, dell’ateismo pratico.

Dalle sue encicliche (Fides et Ratio, Centesimus Annus, Novo Millenio Ineunte...) emerge forte questa denuncia. Il nichilismo gaudente (di cui parla spesso il suo successore) è presentato insieme ai richiami a “spalancare le porte a Cristo”, unica salvezza, davanti al destino di autodistruzione insito nell’abbandono dei valori evangelici. Chi legge oggi l’Evangelium Vitae coglie subito la sua volontà di difendere la famiglia, fondata su un patto di amore totale, da un pensare diffuso, sancito da leggi, declamato dai media che la considerano relitto di un passato ormai sepolto. È qui il primo fatale passo dell’autodistruzione del mondo occidentale cristiano... non più.

Su questi fronti, Papa Woityla ha messo in campo tutte le sue forze. Il risultato? É stato sconfitto! Ma chi guarda con obiettività deve pur dire che i pericoli dell’annientamento da lui denunciati sono sempre più diffusi.

La sua beatificazione potrà arginarli? Saranno presenti in gran numero i “grandi”... Sapranno ricordare il suo insegnamento sulla necessità di ispirare le “leggi alla legge naturale” per un vero progresso e specialmente per la difesa della vita umana, dal suo concepimento alla morte naturale?...

E noi, popolo comune suoi devoti...?

E c’è un terzo aspetto che continua a farmi pensare: il tempo che Giovanni Paolo II dedicava alla preghiera personale. Dormiva poco: 5-6 ore. Si alzava molto presto. Attendeva per un paio d’ore alla meditazione - contemplazione. Celebrava poi la Santa Messa, alle 7 del mattino, per essere, fatta colazione, disponibile per gli incontri previsti con le persone, i diplomatici, le organizzazioni, gli incaricati, i responsabili dei vari servizi di vita ecclesiale e vaticana...

La preghiera, la Santa Messa, la meditazione a lungo, la contemplazione, il rosario - devozione alla Madonna l’hanno accompagnato per tutta la vita: sono molte le testimonianze in proposito.

È questa certamente la chiave di volta del suo fare e del suo essere, con le caratteristiche che l’hanno contraddistinto; è qui la spiegazione del suo carisma sorprendente, dei successi, ma soprattutto della forza con la quale ha portato le sue innumerevoli croci: in unione con Gesù Crocifisso! Tutti l’abbiamo visto così l’ultimo Venerdì Santo della sua vita mentre seguiva dalla sua stanza la Via Crucis, la sua via alla santità.

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