Italia al voto/Il commento/Le urne ci consegneranno un’Italia tutta da interpretare

L’editoriale del direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Lodi. Viale Dante. Giovedì 22 settembre. Plance elettorali semivuote. Spiccano quattro manifesti. “Scegli”, si legge in quello del Partito democratico. “Pronti”, fa eco quello di Fratelli d’Italia. Poi abbiamo il “Credo” della Lega e “Giusta” (dalla parte giusta) che campeggia accanto al simbolo del Movimento 5 Stelle.

1) Scegli, Pronti, Credo e Giusta. Quanto sembrano lontani i tempi degli slogan (“meno tasse per tutti”, solo per citarne uno), oggi anche la politica si è fatta sintetica, quasi ermetica, tutto si consuma in pochi caratteri, inseguendo l’isterismo dei social che tendono a disarticolare, disintermediare, semplificare, uniformare, appiattire.

2) Eppure, alla fine di un’anomala campagna elettorale iniziata sul bagnasciuga dopo una crisi che - sondaggi alla mano - molti italiani non hanno capito, è corretto sottolineare che nelle ultime tre settimane il dibattito nel Paese non è stato affatto banale, alimentato dalla guerra in Ucraina e dalla crisi che da essa è scaturita e sta investendo in primo luogo le economie europee. Si è parlato e tanto di politica estera: una novità importante dopo decenni in cui l’Italia e i suoi politici sembravano arrovellarsi unicamente sui problemi interni o al massimo sullo sterile dibattito Europa sì-Europa no. L’appoggio militare all’Ucraina, la difficile opzione negoziale, la collocazione nell’alleanza atlantica, i rapporti con i partner europei sono stati centrali nella campagna elettorale, e questo è un bene, è un segnale di maturità del Paese.

Gli altri temi forti sono stati la drammatica crisi che sta colpendo imprese e famiglie per i rincari dell’energia e del gas, la riforma fiscale con il dibattito sulla flat tax, il reddito di cittadinanza, il salario minimo, le pensioni, la cittadinanza ai figli degli immigrati. Molto sociale, insomma. Poco spazio invece ai temi della scuola, della sanità, della famiglia, ancor meno ai giovani: e questo è un aspetto negativo perché racconta di un Paese che fa sempre fatica a guardare al futuro e soprattutto a programmarlo.

3) Saranno ora le urne a dire se Fratelli d’Italia è cresciuta ulteriormente negli ultimi giorni, quelli in cui non si potevano divulgare i sondaggi. Così come c’è attesa per conoscere l’andamento della Lega e per verificare se Berlusconi, con il suo impegno diretto in questo ultimo scampolo di campagna elettorale, è riuscito a rinvigorire Forza Italia. La domanda è se i tre partiti della coalizione di centrodestra conquisteranno la maggioranza assoluta o quantomeno vi si avvicineranno, aprendosi dunque la strada a palazzo Chigi senza tentennamenti. Un risultato che dipende da più variabili, compresa la performance del terzo polo di Renzi e Calenda, che pesca nel bacino moderato in competizione con Forza Italia e Partito democratico.

Interessante sarà anche verificare l’andamento del Movimento 5 Stelle, certamente in salute rispetto a pochi mesi fa e, a quanto è dato sapere, in forte ascesa al Sud. Il programma elettorale di Conte, oltre al reddito di cittadinanza, verte su una piattaforma di proposte di sinistra come difesa dei beni comuni, scuola pubblica, sanità pubblica, salario minimo, parlando direttamente a quella parte di elettorato di sinistra del Pd che arriva dai Ds e prima ancora dal Pds e dal Pci.

4) La fotografia, il prossimo lunedì 26 settembre, potrebbe essere quella di un Paese elettoralmente spaccato in due, con una forza molto presente al Nord ma poco rappresentativa nel resto d’Italia (la Lega) e un’altra (il Movimento 5 Stelle) che registra consensi significativi solo nelle regioni meridionali, in particolare Campania, Calabria e Sicilia.

5) Lo scenario politico pre-elettorale potrebbe poi mutare dopo il voto. Una parte del Partito democratico guarda ai 5 Stelle e alla possibilità di un riavvicinamento immediato dopo lo strappo consumato in occasione della crisi di governo. Di fatto una linea differente rispetto a quella stabilita dalla segreteria pochi mesi fa. Nel centrodestra ci potrebbero invece essere ricadute sui territori, in particolare in Lombardia, che andrà al voto per il rinnovo del governatore la prossima primavera. Al momento il candidato è Attilio Fontana, tuttavia se Fratelli d’Italia dovesse registrare numeri particolarmente elevati il quadro potrebbe cambiare.

C’è la seria possibilità di uscire dalle urne con equilibri diversi da come si era entrati.

6) L’ultima variabile da considerare è l’astensionismo. La percentuale di chi non si recherà alle urne dovrebbe essersi ridotta con l’avvicinarsi del voto, tuttavia il “partito degli astenuti” risulterebbe ancora il principale. Un male comune in tutte le democrazie mature. Se sarà difficile invertire nel breve periodo questo trend, l’auspicio è che nella maggior parte degli italiani prevalgano responsabilità e partecipazione - per richiamarci al messaggio della Cei - e soprattutto che, sebbene su fronti avversi, i partiti si riconoscano e si legittimino tra loro, consapevoli di giocare in un campo comune, con regole comuni, avendo come unico interesse il bene del Paese.

7) Lunedì 26 settembre l’Italia si avvierà alla costituzione di un nuovo governo, politico. Tuttavia è doveroso ringraziare Mario Draghi per quanto fatto in questi mesi. Ha lavorato in silenzio, spesso sotto il fuoco incrociato dei partiti che lo hanno sostenuto. Ha fatto partire la campagna vaccinale, ha seguito in Europa il Pnrr, ha rappresentato al meglio gli italiani nei consessi più importanti al mondo, nelle sedi europee e internazionali, ha dimostrato autorevolezza, competenza, preparazione e ha operato sempre con un basso profilo, con moderazione, che è ciò che si richiede agli uomini politici, alle figure delle istituzioni. È stato un esempio di meritocrazia, soprattutto per le giovani generazioni. E Dio solo sa quanto nel nostro sgangherato Paese i giovani hanno bisogno di buoni esempi.

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