Io vado a Palazzo Chigi, tu invece a Montecitorio

Chi fa politica per mestiere e non per leale impegno nei confronti di chi gli conferisce il mandato, commette una serie di misfatti riassumibili nella specificazione appresso formulata:- mette subito al primo posto il proprio tornaconto;- si circonda e mantiene una famelica muta di cortigiani;- contrae acriticamente e servilmente “matrimonio” con questo o quel gruppo di potere (mafia, banche, alta finanza, confederazioni, sindacati);- impegnato nella strenue difesa della poltrona, perde qualsiasi capacità di cogliere i segnali, le istanze e le proteste dei cittadini.Il teorema appena enunciato trova dimostrazione nei risultati delle ultime elezioni politiche. I partiti, le correnti, le coalizioni hanno anteposto ai programmi i privilegi, confermando nei propri schieramenti volpi incanutite, ormai prive di qualsiasi capacità propositiva, preoccupate solo di salvaguardare i lauti, spropositati compensi garantiti dalla posizione accaparrata con laidi artifizi. Approfittando di una legge elettorale, che si son ben guardati di abrogare, costruita apposta per salvaguardare la “casta”, hanno, inoltre, intruppato nelle liste, personaggi sprovvisti di un accettabile back-ground, ma capacissimi di perpetuare il “sistema”, pescandoli tra i fedeli portaborse, dentro i potentati istituiti a difesa di interessi partigiani, o tra certi insipidi mestieranti delle amministrazioni locali. Ai volti nuovi, con le carte in regola per operare l’auspicato cambiamento, è stata sbattuta la porta in faccia, con buona pace della meritocrazia, solo a parole e da più parti invocata.Invece di porre orecchio ai disagi dei cittadini che perdevano il lavoro, che sperimentavano la crescente inefficienza dei servizi, che vedevano aumentare il loro grado di povertà, che assistevano impotenti alle ruberie e ai saccheggi di manager e onorevoli, che guardavano con crescente preoccupazione al futuro dei figli, che subivano le invasioni dentro casa di ladri, stupratori e assassini, i candidati e i loro sostenitori non hanno, infine trovato di meglio che insultarsi dalle rispettive tribune come sguaiate comari al pubblico lavatoio. E la gente ha risposto con l’unico mezzo disponibile: la protesta, esplicitata con l’astensione, con il consenso al “movimento cinque stelle” o con schede bianche e nulle, il cui ammontare sfiora la metà degli aventi diritto al voto. E adesso, che fare? Non sono in possesso della capacità che altri hanno, o millantano di avere, per imbastire dotte analisi o suggerire soluzioni. Credo comunque di essere in grado di esprimermi con chiarezza su ciò che bisogna assolutamente evitare e su poche, fondamentali, cose da fare. Comincio dalle prime. Sarebbe una vera iattura se ancora una volta iniziasse il solito balletto del “do ut des”. Io vado a Palazzo Chigi, tu vai a Palazzo Madama, a lui diamo Montecitorio. Io prendo questa presidenza e questo ministero; a te cedo quell’altro ministero e quel sottosegretariato. Io mi insedio in queste commissioni e ti lascio campo per nominare i tuoi nelle altre, deliberando, magari e da subito, un congruo aumento del gettone di presenza. Un personaggio, di alto profilo e di pensiero fine, rinunciando per una volta al suo stile sobrio ed al linguaggio alato, ha definito “puttanate” queste laide manovre, dando un’inequivocabile qualifica e collocazione ai suoi conduttori. Un altro illustre, ottimo parlatore, forse nel tentativo di smentire per una volta la sua natura di teatrante, ha detto con realismo e concretezza di lasciar da parte le alleanze e partire subito dalle cose.Proprio tali cose, voglio nominare per completare il mio pensiero dianzi enunciato. Quelle da fare con priorità e urgenza sono le stesse che la gente si aspetta:- una nuova legge elettorale che parta dal dimezzamento di deputati e senatori e che dia la possibilità di esprimere preferenze;- un provvedimento che tagli drasticamente e in senso lato i costi della politica a partire dagli stipendi dei parlamentari, senza trascurare nessun’altra voce appendicolare, prima tra tutte il finanziamento pubblico ai partiti e le incontrollate erogazioni ai gruppi consiliari delle giunte periferiche;- una serie di provvedimenti per controllare la corruzione dilagante, che preveda per i contravventori pene severe, non solo amministrative;- un efficace pacchetto che doni finalmente equilibrio tra prelievo fiscale, funzionamento del credito e rilancio dell’economia reale;- un programma di sviluppo che dia spazio alla “green economy” (dove sono finiti i nostri “grun”?), alla salvaguardia ambientale e nuovo impulso all’agricoltura.A questo elenco prioritario ed incompleto aggiungo, un appello, indirizzato non solo alla politica, ma a tutti gli italiani, di recuperare il senso del dovere, dell’onestà, del rispetto per i diritti altrui, abbandonando le furberie tese all’egoistica appropriazione di ciò che appartiene a tutti. Le offese dei tedeschi possono indignarci e bene ha fatto il nostro Presidente a rispondere per le rime. Facciamo ora quanto siamo sicuramente in grado di fare per evitare in futuro altri insulti. Basta con gli inciuci; basta con le ladronerie; basta con l’indolente lassismo. Al lavoro!

© RIPRODUZIONE RISERVATA