Scovare i falsi invalidi civili è un’impresa titanica. Ne ha dato conferma il I Rapporto nazionale sulla invalidità civile, redatto da Cittadinanzattiva. Tra il 2009 e il 2012, sono state controllate 800mila posizioni e su circa 2.800.000 invalidi civili, sono appena 1.047 quelli accertati dalla Guardia di finanza come falsi invalidi: solo lo 0,04%, si legge nel Rapporto. I costi di questa “caccia” sono triplicati nell’ultimo anno. Dell’intero ammontare che lo Stato eroga all’Inps per le pensioni d’invalidità - 17 miliardi di euro, complessivamente, di cui 5 finanziano le pensioni agli invalidi civili e 12 l’assegno di accompagnamento – un miliardo, secondo le stime, sarebbe frutto d’inganno. Un dato enorme, se fosse vero. Dove sono i falsi invalidi? Soprattutto nel Mezzogiorno, si sostiene. Secondo i dati del Rapporto Istat 2012, nelle regioni meridionali risiede il 34,4% della popolazione, ma le prestazioni di invalidità erogate rappresentano il 51% del totale nazionale, con un costo di circa 6 miliardi di euro. Una prestazione su due, quindi, va al Mezzogiorno, dove risiede però solo il 30% del totale dei pensionati (5 milioni e 500mila). Tre Regioni - Campania, Puglia e Sicilia - si dividono il 31% delle prestazioni. Secondo alcune stime, in Sicilia ci sarebbero 20mila falsi invalidi su 292mila, con un danno erariale accertato dal comando regionale della Guardia di finanza che ammonta a 20 milioni di euro in un solo anno. La percentuale non sarebbe molto diversa da quella di altre regioni meridionali, si aggiunge.Non c’è dubbio che nei decenni trascorsi il clientelismo affaristico sia stato una piaga del Sud, che ha prodotto anche in questo settore dati abnormi, conseguenza del rapporto assai stretto, a volte perverso, tra una parte della cosiddetta società civile e una parte del sistema burocratico della pubblica amministrazione, poco incline a difendere gli interessi della collettività. Da questo punto di vista, ha ragione chi nei giorni scorsi ha sostenuto che “Il sistema delle pensioni di invalidità, pur senza generalizzare ma dati alla mano, alimenta un’economia dell’invalidità di tutto rilievo che fa da terreno di coltura per clientelismo, infiltrazioni mafiose, corruzione, discrezionalità sospette, sprechi. La spesa pubblica per le pensioni di invalidità si potrebbe quindi ridurre eliminando la pluralità di passaggi per l’accertamento delle condizioni di invalidità, aumentando il grado di personalizzazione della responsabilità, profilando altissimi rischi di sanzione irrogata in tempi rapidi, realizzando efficaci controlli a breve periodicità” (Margherita Billeri, Mario Centorrino e Pietro David su LaVoce.info).C’è un rischio, però, denunciato di recente dalla IV Conferenza nazionale sulla disabilità. Le federazioni Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handica) e Fand (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con disabilità) hanno sottolineato da un lato che la percentuale di falsi invalidi accertati, rappresenta un dato fisiologico e che è bene non confondere questi casi con le revisioni della percentuale di disabilità, che avvengono continuamente in conseguenza di variazioni dello stato di salute. La Fish, in particolare, evidenzia i costi spaventosi per i controlli straordinari sulle invalidità (800mila dal 2009 al 2011, altri 450mila nei prossimi tre anni). Si pensi che, solo per pagare medici esterni all’Istituto, la spesa Inps è passata da 9 milioni nel 2010 a 25 milioni nel 2011. Considerati questi ed altri elementi, sarebbe il caso di prevedere una razionalizzazione urgente dell’intero settore, a partire dall’accertamento di dati che abbiano contenuto omogeneo, per valutare al meglio quali prestazioni ancora erogare e quali tagliare, senza penalizzare e destabilizzare con campagne solo scandalistiche chi ha diritto di vedere tutelati i suoi diritti da parte dello Stato.
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