In tribunale parla la mamma di Cristian

Nuova udienza per il bambino investito davanti

alla scuola materna l’11 gennaio dello scorso anno,

i genitori fanno chiarezza sugli istanti del dramma

«Rompiamo il silenzio, nonostante il dolore, per fare chiarezza, c’è ancora troppa confusione sull’investimento del nostro bambino»: Lidia Andronic e Carlo Pezzini, mamma e papà di Cristian, investito e ucciso a 5 anni davanti alla scuola materna di Borghetto, parlano dopo l'udienza preliminare che ha rinviato a ottobre le fasi decisive ma che ha visto comunque il gup decidere di richiamare l'assicurazione dell’auto, la Unipol di Bologna, e la proprietà (la società Agrileasing), convocandole come responsabili civili.

Mamma e papà, anche recentemente, hanno sentito dire in paese che Cristian sarebbe stato investito dal suv durante una retromarcia. «L’attentissima perizia della procura lo esclude», sottolineano, carte alla mano, gli avvocati di parte civile Cristina Scotti e Paola Chioda. Negli atti dell'accusa, una dinamica banale: il suv Dodge Journey che entra nel piccolo parcheggio di via Lago, si ferma all’incrocio di un veicolo che esce, poi svolta a destra a “u” e, proprio sulla traiettoria davanti alla grossa ruota anteriore destra, si ritrova Cristian, di spalle. «Fermo a 15 centimetri dal cordolo dell'aiuola in cui era solito raccogliere rametti prima di entrare in classe - ricorda la mamma - io gli avevo detto di fermarsi, e lo ha fatto. Non è corso verso la scuola. L’avesse fatto, avesse raccolto i rami, forse questo non sarebbe successo. Poi ho sentito un tonfo, ho raggiunto il conducente del suv, che ha subito detto, a quanto ricordo, “non ho visto niente”». Il bambino era già morto, schiacciato sotto la ruota.

Il pm Armando Spataro contesta a C.F., oggi 34 anni, l'automobilista che a sua volta stava portando il figlioletto all'asilo, l’omicidio colposo per “aver condotto il veicolo a velocità eccessiva...rispetto al fatto di trovarsi in prossimità di una scuola e di luoghi frequentati da fanciulli in tenera età, come a lui noto”, e anche “in relazione alla struttura del suo veicolo che non consente una piena e adeguata visibilità in circostante in cui sia necessario il controllo di quanto avviene nei pressi del veicolo stesso e al di sotto della visibilità consentita dal parabrezza e dai cristalli laterali”. Anche se l’auto presenta, come tutte e forse più di altre, “angoli morti” di visuale, secondo la procura il rimedio c’era, e sarebbe stato quello di andare ancora più lentamente. Tra l’altro il parcheggio della scuola non ha marciapiedi e quindi non è insolito né irregolare che gli alunni siano sulla carreggiata.

«Sono cattolico, e penso che sia mio figlio sia chi guidava l’auto siano vittime della modernità. Cristian adesso conta più di tutti noi, e forse se n’è andato perché questo mondo non era per lui», riflette il papà. L'investitore si è presentato in udienza e la linea della procura sembra essere quella di vuole considerare nel patteggiamento l’attenuante del risarcimento del danno. Sembra che i legali di Unipol stiano cercando una mediazione sull’importo e questo ha allungato a dismisura i tempi. A questo punto dovranno comparire anche loro davanti al giudice.

© RIPRODUZIONE RISERVATA