In piedi, lodigiani, su la testa

Provincia di Lodi addio. Avendo meno di 300.000 abitanti, sarà abolita nel 2014. Sacrificata da un governo che ha compiuto una scelta dissennata, che non ha avuto il coraggio di abolirle tutte quante le Province - che senso ha sopprimerne solo un terzo? - e soprattutto si è ben guardato dall’applicare la legge 142 che istituisce le dieci Città metropolitane d’Italia sopprimendo le rispettive Province, tra cui Milano. Ma tant’è.Il governo Berlusconi si è ritagliato una posizione di primo piano nella storia contemporanea del Lodigiano, cancellando l’autonomia amministrativa della nostra terra. Lo stesso dicasi per tutti quei ministri della Lega che in passato sono ripetutamente calati tra di noi per tuonare a difesa delle singole territorialità o per promuovere il federalismo fiscale (che vergogna...). Non sono da meno quelli del centrosinistra, che a Roma plaudono all’eliminazione della Province. Ma è inutile piangere sul latte versato.E adesso? La prima preoccupazione è rendere meno traumatica e meno devastante la decisione. Da Lodi sparirà la prefettura (ente ormai “vecchio”, che ha dimostrato la sua scarsa incidenza), ma spariranno anche la questura e il comando provinciale dei carabinieri (il che significherà una decurtazione nel numero delle forze dell’ordine, con pesanti ripercussioni in tema di sicurezza). Verranno cancellati enti e realtà di primo piano, la cui assenza avrà pesanti ricadute sui cittadini (due esempi: l’azienda ospedaliera non avrà più sede a Lodi ma sarà aggregata altrove, con punti interrogativi riguardanti i servizi sanitari, e le realtà economiche faranno un passo indietro con l’abolizione della Camera di Commercio).I prossimi mesi saranno cruciali per comprendere quali disposizioni emanerà il governo per le Province soppresse. Con chi andremo? Torneremo con Milano? Oppure con Cremona? Non è ben chiaro se l’aggregazione della Provincia di Lodi verrà decisa dall’alto o se sarà lasciata libertà di movimento agli enti locali. Lo stesso dicasi per i sette Comuni del nostro territorio - quasi tutti ubicati nella Bassa - che dovranno chiudere i propri municipi.Ci permettiamo tre raccomandazioni, rivolte a tutti.La prima. La necessità, per i Comuni dell’attuale Provincia di Lodi, di rimanere uniti. Eventuali fughe in avanti (del tipo: la scelta dell’alto Lodigiano di andare con Milano o la preferenza delle realtà della Bassa di aggregarsi chi a Piacenza, chi a Cremona) sarebbero devastanti per il futuro istituzionale del territorio, qualunque esso sia. Uniti, insieme, i Comuni del Lodigiano possono individuare scelte meno traumatiche.La seconda. Altre volte, nella storia di questo territorio, la Provincia in quanto tale è stata soppressa. Altre volte è risorta. È necessario che nei prossimi mesi venga costituito un ente - sia esso un consorzio, un’aggregazione, un’associazione di Comuni - in grado di mantenere in vita quel minimo di autonomia che sarà concessa dalla legge.La terza. I mesi futuri saranno cruciali, è difficile pensare che il governo torni sui propri passi. La provincia sarà soppressa. Tanto è riposto, a questo punto, nelle mani dell’unico ente intermedio che si trova ora tra i Comuni e il governo italiano, ossia la Regione Lombardia. Vedremo cosa saranno in grado di fare i lodigiani che ci rappresentano al Pirellone, e qual’è la loro effettiva volontà di mettersi in gioco. Infine, una riflessione. In questo momento l’amarezza è tanta, lo scoramento forte, ma dobbiamo guardare lontano. Non sarà un governo – né i suoi ministri - a cancellare per sempre la voglia e la necessità di autonomia di questa terra, perché essa è insita nella nostra identità. È in momenti come questi che emergono l’attaccamento alla propria storia, alle proprie radici, alla propria gente. È in situazioni difficili come quelle che ci stanno aspettando che vengono a galla la voglia di riscatto e la capacità di trovare soluzioni innovative per il futuro.Quanti hanno a cuore il Lodigiano mettano a frutto le proprie capacità e inizino a guardare lontano, perché non possiamo assistere impotenti a quanto è accaduto. Chi imboccherà strade all’avanguardia troverà in questo giornale, come è avvenuto all’epoca della ricostituzione della provincia di Lodi, un valido compagno di viaggio. «Il Cittadino» ha contribuito a promuovere il Lodigiano, a difendere la sua identità, a costruirne il futuro. Noi siamo parte del Lodigiano, non verremo meno a questo ruolo, soprattutto in un momento difficile come quello che ci attende.È inutile piangersi addosso. Abbiamo un lungo cammino da percorrere, lo faremo ancora, tutti insieme. Su la testa, lodigiani, in piedi. Non spegneranno la nostra identità.

Il direttore del «Cittadino» Ferruccio Pallavera invita il Lodigiano a restare compatto: la battaglia per la Provincia può ancora essere vinta

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