Illuminazione pubblica e altre storie

Caro direttore, fare l’assessore è una bella esperienza e insegna molte cose, anche le difficoltà del governo dei servizi di interesse collettivo. Ecco alcuni appunti da un “diario di bordo” sull’illuminazione pubblica di Casale, esempio non casuale, viste le polemiche in atto.La situazione odierna: 1 - l’illuminazione pubblica è un servizio. Garantisce visibilità, sicurezza stradale e individuale dentro e fuori le città;2 - il servizio può essere pubblico o privato. Da decenni i contratti sono tacitamente rinnovati, consolidando un monopolio e distorsioni nelle dinamiche dei costi, non soggette a legge di mercato;3 - i governi hanno recepito il problema, ammettendo la necessità di elementi di concorrenza fra soggetti pubblici (proprietari di pali, cavi, condotte sotterranee) e privati. Nei fatti, tuttavia, senza introdurre le condizioni utili perché le logiche di mercato risultino applicabili;4 - il paradosso è il seguente: A - le amministrazioni non possono più rinnovare i contratti con i vecchi gestori, B - i contratti devono seguire gare pubbliche che mettano a confronto diverse proposte di fornitori (pubblici o privati) permettendo ai Comuni di scegliere le più vantaggiose; 5 - tuttavia, per indire una gara pubblica, il Comune deve essere proprietario degli impianti. E gli impianti, come si è detto, sono di proprietà dei vecchi gestori;6 - i vecchi gestori sono disponibili a cedere gli impianti ai comuni, a un prezzo elevato e non prima di lunghi (si parla di anni) e costosi contenziosi legali;7 - in questo momento, fra l’altro, soldi per “riscattare” i vecchi impianti, i comuni non ne hanno;8 - la complessa procedura (detta di spromiscuamento) può durare anni e anni, fra perizie, ricorsi, controricorsi e sospensive;9 - nel frattempo, tutto rimane congelato, con costi elevati che rimangono cristallizzati in una gestione di fatto e senza interventi normativi che aiutino i Comuni a risolvere la questione;10 - e anche la tecnologia degli impianti, vecchia e energivora rispetto ai nuovi, resta al palo, mantenendo elevati i costi di gestione per i cittadini.11 - lo Stato, in senso lato, si limita a reiterare l’obbligo di gara pubblica, ben sapendo che gran parte dei comuni non può farlo per i motivi sopra menzionatiMa allora che si puo’ fare?12 - logica vorrebbe una norma chiara, precisa, immediatamente applicabile, che disponga l’immediata assegnazione ai comuni, a costo zero, di impianti e lampioni superati e obsoleti, dal valore commerciale quasi nullo. Norma che disponga il rimborso del’eventuale valore residuo degli impianti da parte dei nuovi gestori ai vecchi, salvando comune e cittadini da beghe legali infinite;13 - in assenza di questo i comuni sono impossibilitati: A- a fare la gara, B- a riscattare gli impianti (per assenza di fondi, la resistenza dei proprietari-gestori, la farraginosità delle procedure);14 - quindi devono procedere in altro modo, cercando nelle pieghe delle leggi soluzioni tampone da concordare con i gestori di fatto;15 - talvolta si arriva ad accordi che sono soddisfacenti, garantendo la riduzione dei costi di manutenzione (anche del 30%), dei consumi energetici (anche del 50%) e la sostituzione dei lampioni meno efficienti (anche il 50%);16 - tali accordi, forse, non rispecchiano in pieno le leggi imposte dall’Europa (dove però i monopoli di fatto non esistono) ma danno un risultato tangibile ai cittadini soddisfacendo i criteri di: A - risparmio economico, B - risparmio energetico, C - miglioramento estetico della città, D - ammodernamento dei lampioni.Ecco: questo è il quadro amministrativo, entro il quale noi balliamo una sorta di valzer del moscerino, fra mille leggiucole che pongono solo premesse ma non danno indicazioni operative. Sulla questione dell’illuminazione di Casale la domanda che mi sono posto è stata: c’è un problema, come posso risolverlo al meglio per la comunità? Faccio i conti con la realtà e concordo un “riscatto” degli impianti di illuminazione sostenibile e protratto nel tempo, ma che dia subito un risultato tangibile ai cittadini? Oppure sto fermo, come chi mi ha preceduto, come è ferma l’Italia, in attesa che fra tre, cinque, dieci anni qualcuno o qualcosa mi permetta di agire come vuole l’Europa?Io, in coscienza, avevo imboccato con decisione la prima strada.Altri pensano di contestare l’Europa in televisione, per poi inseguirne le derive più folli inchiodando le comunità in cui vivono.Ai posteri la sentenza su quale sarebbe stata la scelta migliore per Casale.

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