Il rischio è l’assenza di decisioni

Quella notiziola (oltre 4 miliardi di euro in meno di introiti fiscali) passerà in cavalleria rapidamente. Ma in realtà è la crepa sul muro portante dell’Italia. Significa che – nonostante il notevole inasprimento fiscale dell’ultimo anno e mezzo (aumento dell’Iva, Imu, accise benzina, controlli serrati) – lo Stato ha incassato meno soldi di prima. Un cavallo non può correre più veloce e più a lungo: avanti così, stramazza. E questo è il nostro rischio.Il governo Monti in particolare ha dovuto rastrellare più soldi possibile in pochissimo tempo. Soldi trasformati da consumi in tasse. Non a caso in Italia i consumi sono crollati (addirittura quelli alimentari, prima volta da vent’anni a questa parte), quindi un’economia in frenata ha accentuato questa dinamica. E se non si produce e consuma, non si generano redditi e quindi imposte.Una cosa che si sa, ma è meglio non dire, è che si sta aprendo una nuova voragine nei nostri conti pubblici. Mancano soldi. Ancora. Si insiste molto con il mantra della ripresa, ma questa – se ci sarà – avrà i suoi tempi, certamente lunghi. Mentre i soldi mancheranno già dopo l’estate. È già previsto l’aumento dell’Iva al 23%, altro ci si inventerà e si spera che i superconsulenti ai tagli della spesa nominati da Monti producano qualche positiva sorpresa in breve tempo. Ma la realtà è che sono tutti palliativi, atti a portare il corpo del malato (l’Italia) fino alla primavera prossima, cioè fino alle elezioni. Per sanare le ferite un governo tecnico è perfetto; per amputare, ci vuole il consenso dell’amputato, cioè del popolo che elegge i suoi chirurghi.Direte: ma i partiti stanno baloccandosi tra lotte interne e futili discussioni sui vertici della Rai. Vero. Quest’anno sarà un anno di metamorfosi, dietro alle quinte devono ristrutturare le loro armate. Perché il compito che li attende è enorme. Potranno, all’italiana, non dire nulla agli elettori; oppure potranno addirittura dirlo con estrema chiarezza: se vince la destra, si taglierà pesantemente lo Stato, funzioni e personale; se vince la sinistra, quasi certa una patrimoniale. Due visioni diverse della cosa pubblica, come dovrebbe essere la politica. A voi la scelta.La situazione peggiore sarà la non decisione, il far finta che i vertici Rai siano anche nel 2013 il problema dell’Italia. Insomma fare come nel decennio scorso. E quindi fare la fine della Spagna, che ha negato l’evidenza fino all’ultimo (come la Grecia) e adesso, proprio in queste ore, si trova a chiedere disperato aiuto all’Europa. Che lo concederà alla Spagna, solo che Madrid non deciderà più nulla: comanda chi ci mette i soldi, Bruxelles, Parigi, Berlino. Loro diranno quanti statali conserveranno il posto, quanti ospedali chiuderanno, a che età si percepirà una pensione tagliuzzata.Ma l’Italia non è messa così male… Nella nostra voglia che tutto sia risolto o risolvibile, no. Nel termometro della febbre, il maledetto spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, sì. Siamo messi appena meglio di quelli spagnoli, che sono sull’orlo del baratro. Significa che la febbre – alta – persiste, che il corpo è malato. Finché c’è Monti a tamponare, si resiste.Che ci possiamo fare, noi italiani lavoratori-consumatori-contribuenti? Qualcosa, anche molto. Acquistare prodotti italiani (se buoni), spendere dentro i nostri confini. Spendere: ci sono ottime occasioni in giro. Dobbiamo superare questa sindrome da senza-speranza che ci ha pervaso. L’economia si riprende se ci mettiamo d’impegno a produrre bene, a vendere meglio, ad acquistare con intelligenza. O vogliamo darla vinta ai Maya?Monti, in realtà, di cose ne avrebbe molte da fare. A cominciare da una radicale riforma della giustizia, soprattutto civile: se le regole del gioco sono confuse, vecchie, nocive e inapplicabili, il gioco non sarà un granché, soprattutto per chi dall’estero voglia giocare qui. Forza e coraggio, dunque, che il secondo tempo sarà decisivo.

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