Il prezzo più alto? I bambini

“Le condizioni di vita dei minori nel mondo sono oggi ancor più minacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici, dalla rapida urbanizzazione e, soprattutto dalla recessione economica e dall’aumento della disoccupazione. Degli 1,2 miliardi di adolescenti nel mondo nove su dieci vivono nei Paesi in via di sviluppo dove a milioni di persone sono negati i diritti fondamentali alla tutela, un’istruzione di qualità, assistenza sanitaria, e sono esposti ad abusi e sfruttamento”. A rilanciare i dati del Rapporto 2011 sulla condizione dell’infanzia nel mondo, pubblicato lo scorso febbraio, è l’Unicef in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia che si è svolta ieri. Istituita dall’Assemblea generale Onu con la risoluzione n.836 del 14 dicembre 1954, la Giornata ricorre ogni anno il 20 novembre, giorno in cui l’Assemblea ha adottato nel 1959 la “Declaration on the rights of the child” (Dichiarazione dei diritti del fanciullo), e nel 1989 la “Convention on the Rigths of the Child” (Convenzione sui diritti dell’infanzia).Costruita armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, la Convenzione enuncia per la prima volta in forma coerente i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo, e prevede un meccanismo di controllo sull’operato degli Stati, che devono presentare a un Comitato indipendente un rapporto periodico sull’attuazione dei diritti dei bambini sul proprio territorio. Eppure, nonostante i suoi 193 Stati parte, la sua effettiva attuazione è ancora lontana. Anche “in Italia – afferma l’organizzazione Save the Children – sono i minori a pagare il prezzo più alto della crisi”. Il secondo “Atlante dell’Infanzia (a rischio)” diffuso dall’associazione in occasione della Giornata rivela che sui 10 milioni 229 mila minori presenti nel nostro Paese, ben “1.876.000 vivono in povertà relativa, cioè in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media, e ben 653 mila in condizione di povertà assoluta e deprivazione materiale, cioè sono privi dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile”. “Dal 2008 ad oggi – prosegue Save the Children – sono proprio le famiglie con minori ad aver pagato anche in Italia il prezzo più alto della recessione mondiale: negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con un minore è aumentata dell’1,8%, e tre volte tanto (5,7%) quella di chi ha due o più figli”. Di “rimozione della questione infanzia e adolescenza” nel nostro Paese parla Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. “A dimostrazione – fa notare – il fatto che non vi è alcun provvedimento organico in atto per fare fronte alla questione della povertà minorile, per combattere la dispersione scolastica, per un intervento forte a favore dei minori che crescono al Sud, per costruire una rete nazionale di servizi per la prima infanzia”. Nel 2010 è stato varato un nuovo Piano per l’infanzia, osserva Neri, “ma è solo sulla carta, privo com’è di risorse finanziarie, obiettivi di avanzamento e sistemi di monitoraggio”. Per questo le associazioni del Coordinamento “Pidida” impegnate nella tutela dell’infanzia esprimono “l’auspicio che il nuovo governo possa porre al centro della propria agenda politica anche il presente e il futuro dell’infanzia e dell’adolescenza”. “Chi vive e opera quotidianamente con e per i bambini e gli adolescenti – scrivono in una nota-appello le organizzazioni – ha potuto constatare come i recenti drastici tagli alle risorse, direttamente o indirettamente, hanno avuto un impatto sulla loro vita, con effetti negativi sulla possibilità di veder attuati i loro diritti”. Le associazioni chiedono al nuovo governo “l’adozione di misure urgenti, ma non emergenziali, a partire dall’attuazione di quanto già previsto dal Piano nazionale infanzia, dalla nomina del Garante nazionale per l’infanzia e dalla definizione, in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, di livelli essenziali – concretamente esigibili – per l’esercizio dei diritti sociali e civili secondo quanto previsto dall’art. 117 della Costituzione italiana, al fine di contribuire significativamente al miglioramento del quadro di riferimento al quale i bambini e gli adolescenti possono e hanno diritto di fare affidamento”. “Un Paese capace di futuro – conclude il Coordinamento ‘Pidida’ – legge le risorse spese per l’infanzia e l’adolescenza come investimenti e non come costi”.Intanto il 19 e il 20 novembre l’Unicef ha lanciato su tutti i campi di calcio di serie A la campagna “Io come Tu – Mai nemici per la pelle” per l’integrazione dei minori stranieri nel nostro Paese, circa un milione secondo l’organizzazione. Spiega Vincenzo Spadafora, presidente Unicef Italia: “Vogliamo chiedere alla società civile di farsi portatrice della richiesta” di una loro “inclusione giuridica e sociale”, e “soprattutto di favorire l’uguaglianza di tutti i bambini e gli adolescenti che vivono, studiano e crescono” sul nostro territorio.

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