Il presepe e il crocifisso? Spazzateli via

Il crocifisso, il presepio, le recite natalizie, il segno della croce… Agli zelanti guardiani della laicità nella scuola dà fastidio tutto, o meglio, si creano falsi problemi e si fanno interpreti, quasi sempre non richiesti, della presunta ipersensibilità di bambini e genitori di fronte a qualsiasi manifestazione di fede religiosa (leggi cristiana) che turberebbe, a loro dire, chi cristiano non è. È il caso dei crocifissi o dei presepi, rimossi i primi e annullati i secondi in molte scuole da parte di insegnanti o presidi i quali ritenevano che urtassero la suscettibilità degli scolari e dei rispettivi genitori di altri credi religiosi. Quando il più delle volte si è visto che costoro o erano completamente indifferenti al (falso) problema o, in particolare nel caso dell’allestimento del presepio e delle recite natalizie, felici i bambini di parteciparvi e contenti i genitori che i loro figli apprendessero queste simpatiche “usanze” della nostra tradizione.Adesso è polemica in Trentino (ne sono una prova i numerosi commenti sul sito del quotidiano “L’Adige” che ha pubblicato la notizia), dopo che la coordinatrice pedagogica della scuola dell’infanzia di Frassilongo, un paese della Valle dei Mòcheni, ha vietato ai piccoli scolari di fare il segno della croce e recitare una preghierina prima del pranzo. I genitori, però, non hanno gradito il divieto e si sono rivolti ai sindaci della zona e al parroco della Valle, luogo d’insediamento della minoranza linguistica mòchena, di origine germanica, la cui lingua ha le caratteristiche tipiche dei dialetti bavaresi ed è parlata, oltre che a Frassilongo, nei comuni di Palù del Fersina e Fierozzo. Proprio il sindaco di questo comune è stato il primo a prendere posizione: “Sono dispiaciuto – ha dichiarato – per questo tipo di incomprensioni. Tra l’altro non è mai capitato, finora, che in quell’asilo vi fossero bambini di altre religioni e non credo che si faccia alcun male se i piccoli si fanno un segno di croce. Penso che sia importante per loro, oltre al gioco e alle attività che fanno crescere le loro conoscenze, un insegnamento relativo alla fede cristiana, alla base della cultura mòchena”. D’accordo con il collega anche il primo cittadino di Frassilongo, e a dare manforte il parroco don Daniele Laghi a nome dei suoi parrocchiani: “Sono tutti concordi nel sostenere che non era il caso di togliere questo riferimento cristiano, ben radicato nella gente della Valle. Ci siamo riuniti con i sindaci per arrivare a una mediazione con la scuola”. La vicenda è approdata anche alla Provincia autonoma di Trento, il cui presidente, Lorenzo Dellai, ha tagliato corto: “Voglio sperare – ha detto – che si tratti di uno scherzo di Carnevale fuori tempo”, assicurando che per la Provincia “è del tutto naturale che i bambini delle nostre scuole materne adottino comportamenti coerenti con la fede delle proprie famiglie e con l’identità religiosa che costituisce parte fondamentale della nostra tradizione”.La coordinatrice pedagogica allergica alla croce è servita, non sappiamo se farà marcia indietro. Per carità, ognuno ha le sue idee e il suo concetto di laicità, però quel segnarsi e quella preghierina prima di mangiare costituiscono – a parere del sottoscritto –, oltre che un attimo di riflessione che non può che far bene ai bambini e predisporli a gustare con calma il cibo, anche un’espressione riconoscente di ringraziamento verso chi quel “pane quotidiano” assicura tutti i giorni. E qui, proprio in nome della laicità, dietro quel “chi” non c’è solo Dio, inteso come Cristo, Maometto o Budda, ma più modestamente, in primo luogo, il cuoco o la cuoca che il pranzo hanno preparato, i fornitori, a incominciare dal fornaio e dal contadino, e poi lo Stato, la Provincia, il Comune, gli insegnanti, la coordinatrice pedagogica, i bidelli, gli addetti alle pulizie e quanti altri, persone o istituzioni, il funzionamento della scuola, pasto compreso, assicurano tutti i giorni.

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