Il Lodigiano diventi guida ed esempio

A seguito della recente manovra finanziaria, non ancora “definita”, ma dai contorni certamente poco rassicuranti per gli Enti Locali Territoriali, mi permetto di intervenire sulle pagine del Suo quotidiano per esprimere alcune considerazioni su un argomento di straordinaria importanza per il Lodigiano.Appare infatti concreta l’eventualità che il nostro territorio venga amministrativamente ridisegnato secondo termini non ancora chiariti dal Governo e dal Parlamento, con conseguenze ad oggi indecifrabili per la cittadinanza della Provincia di Lodi e dei Comuni che ne fanno parte.Al riguardo, credo di poter affermare che per addivenire ad una riforma condivisa e positiva dell’apparato amministrativo dello Stato, si debbano inevitabilmente assumere come punti di riferimento alcuni prinicpi cardine.In particolare, si favorisca l’apertura a nuove soluzioni, anche differenti dallo status quo, ma che non mortifichino le identità ed esigenze territoriali. In merito, la soppressione delle Province potrebbe non essere la strada ottimale per raggiungere i risultati che si propone il Governo Nazionale, se l’alternativa al “livello” amministrativo che ci si accinge a stralciare, dovesse allontanare i servizi dalla cittadinanza, li rendesse meno efficienti e più distanti dalle necessità del Territorio, ottenendo, per contro, solo una modica riduzione dei costi.Si sanzionino le realtà parassitarie identificandole con cura ed attenzione, senza generalizzazioni di comodo, al fine di non vanificare gli sforzi di decenni di lavoro profuso dagli attori, di oggi e di ieri, per dar vita ad istituzioni “virtuose”: tra queste ultime mi permetto di ascrivere a pieno titolo la Provincia di Lodi!Si favoriscano le economie e le razionalizzazioni della gestione amministrativa, ma senza demolire la rete di operatività (spesso sostenuta tra mille difficoltà), di efficacia e di idee propositive, rappresentata dai Comuni italiani. Anche in questo caso, se si assume l’oggettività dei fatti come presupposto dal quale partire per elaborare proposte di riforma, si riscontra che il “costo” dei Consiglieri Comunali (specie di quelli eletti nei Piccoli Comuni) è certamente irrilevante a cospetto dell’attività svolta in favore della comunità; “costi” che rendono l’attività del Consigliere Comunale un vero e proprio esercizio di “volontariato civile”. È quindi deleterio disincentivare e limitare drasticamente la partecipazione alle istituzioni Comunali, demolendo così la vita democratica delle piccole comunità ed eliminando di fatto quella straordinaria “palestra formativa” rappresentata dall’Amministrazione di un Paese.Si semplifichino le procedure amministrative per incrementare l’accessibilità ai servizi (ed ai diritti in capo a ciascuno di noi…) da parte degli utenti, ma senza sacrificare le esigenze minime della cittadinanza in favore di un non ben precisato risparmio.Si abbia il coraggio di cambiare, ma senza dimenticare (anzi valorizzando e conservando per quanto possibile) quello che sino ad oggi è stato costruito con successo, attraverso l’opera di amministratori che si sono dedicati al Territorio nell’interesse di tutti.Certamente l’Italia ha necessità di riforme, anche e soprattutto in campo amministrativo, ma ciò non può avvenire senza un’adeguata valorizzazione degli Enti Locali Territoriali, divenuti ormai l’Istituzione più vicina ed attenta ai bisogni dei cittadini. Questo processo, secondo molti, non può prescindere da una riforma in senso federalista dello Stato, mentre altri, utilizzano termini diversi per definire l’ampliamento e rivalutazione delle competenze attribuite a Regioni, Provincie e Comuni. In ogni caso, sicuramente, la stragrande maggioranza degli eletti (riferendomi così non tanto ai Parlamentari ed al Consiglio dei Ministri, ma a tutti i livelli istituzionali), e con loro le comunità che rappresentano, reputano fondamentali le funzioni svolte dagli Enti Locali, linfa vitale della nostra società.In considerazione di quanto sopra detto, credo che le linee guida da seguire in un così complicato frangente della storia italiana si possano sostanzialmente riassumere in un unico concetto primario, ovvero, il principio di sussidiarietà.Ciò significa dare spazio alle iniziative che provengono dagli Enti Locali Territoriali, riservando all’intervento residuale dello “Stato Centrale” unicamente quei compiti che Comuni, Provincie e Regioni non possono svolgere: così, correttamente, si presume che gli Enti Locali Territoriali siano le istituzioni in prima battuta più consone a rilevare le esigenze della cittadinanza, declinandole in atti amministrativi concreti.Si noti che la Costituzione, con il disposto dell’art. 118, già accoglie il principio di sussidiarietà in ambito amministrativo (“le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”), ratificando in tal modo, al più alto livello normativo, la bontà dell’operato degli Enti che oggi sembrano essere le vittime designate al sacrificio sull’altare della quadratura dei conti pubblici.Allora si prendano le mosse dall’esperienza maturata sino ad ora, con particolare riferimento a realtà d’eccellenza qual’è la Lombardia.Venga premiato lo sforzo dei Comuni che attraverso le gestioni associate di servizi o utilizzando l’istituto dell’Unione di Comuni, si impegnano a raggiungere migliori risultati in termini di rapporto costi-qualità dei servizi resi.Solo così si potranno affrontare riforme migliorative di un sistema, quello dell’intero apparato amministrativo, che ha lo scopo precipuo di rispondere concretamente alle necessità di servizi in capo alla cittadinanza.Il Lodigiano è sicuramente in possesso delle risorse umane e d’esperienza amministrativa per affrontare la sfida che pare profilarsi nel prossimo futuro, senza smarrire le proprie peculiarità ed anzi, perché no, fungendo da guida ed esempio nell’attuazione di nuove strategie improntate alla salvaguardia degli Enti Locali Teritoriali nell’ottica della sussidiarietà.Cordialmente.

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