Gli ultimi giorni sono stati cruciali per il futuro del Governo. Prima Pontida, che ha sostanzialmente confermato come non esistano oggi alternative all’alleanza di centrodestra; poi, la doppia fiducia incassata a larga maggioranza dal presidente del Consiglio sia in Senato e alla Camera, che ha dimostrato una volta di più come, a dispetto delle difficoltà e dei più foschi presagi, il presidente Berlusconi sia l’unico leader nelle condizioni di poter condurre il Parlamento alla sua scadenza naturale. Il voto di fiducia ha infatti sottolineato come non ci sia uno schieramento diverso in grado di candidarsi alla guida del Paese: se è vero che di opposizioni ce ne sono tante, è altrettanto vero che anche tutte insieme, dalla sinistra più estrema al terzo polo, non costituiscono una maggioranza politica; anzi, non sono nulla più che un calderone eterogeneo unito solo dalla lotta a un “nemico”, il solito.Una differenza di atteggiamento sostanziale. Perché mentre nei giorni scorsi il dibattito parlamentare ha mostrato da parte del premier un tono moderato e sempre rispettoso nei confronti delle istanze di tutti, l’opposizione si è invece organizzata fuori dal Palazzo con altri accenti “moderati” e “democratici”, quelli suoi tipici, scatenando insulti, risse e scontri con la polizia.Ma si rassegnino: in Parlamento non c’è una maggioranza diversa dall’attuale e nemmeno l’esito delle recenti consultazioni, dalla sconfitta bruciante di Milano al risultato referendario, ha potuto dar corso a quelle ammucchiate auspicate dalla sinistra, che avrebbero solo fatto crescere l’instabilità in un momento tanto delicato come l’attuale. Anche la politica del terzo polo si conferma impraticabile e incapace di raggiungere qualsiasi risultato.Gli osservatori hanno rimarcato come i parlamentari leghisti, salvo qualche rara eccezione, non abbiano applaudito i diversi passaggi dell’intervento di Berlusconi, per far comprendere la loro insoddisfazione. Ma resta il fatto che a Pontida è stato lo stesso Bossi a dire chiaramente alla sua base, che pur scandiva lo slogan “secessione”, che non esiste alternativa a questo governo e a questa maggioranza. E che scelte diverse o il ritorno alla urne nella situazione attuale favorirebbe solo la sinistra, che potrebbe giocare a suo favore gli effetti della crisi economica globale. Del resto, è dimostrato dall’analisi dei flussi elettorali, in Europa e non solo, che di fronte a una situazione difficile e problematica come l’attuale nel voto di medio termine l’elettorato dà sempre segnali di forte discontinuità con chi governa. Accadrebbe anche in Italia: togliere la fiducia al governo, significherebbe consegnare il Paese alla sinistra e ridimensionare la stessa Lega.La strada maestra non è la crisi, ma rilanciare l’azione politica della maggioranza. E’ una riflessione che il Pdl sta sviluppando anche al suo interno e che affronterà in occasione dell’importante appuntamento con l’Assemblea nazionale del 1 luglio a Roma.Silvio Berlusconi non ha più di fronte la difficoltà di non poter vedere quale futuro possa attendere la sua maggioranza e il Paese. Incassata la fiducia, ha invece la grande occasione di partire dai segnali che sono arrivati dagli elettori e dalle forze che lo sostengono per dare la giusta spinta propulsiva per mettere a sistema le tante cose che il governo ha già fatto in questi anni e concentrarsi su quegli aspetti fondamentali richiesti dalla società italiana: la riforma fiscale con la legge delega, la manovra triennale da 40 miliardi di euro, la rivoluzione liberale di cui ancora poco si è visto. Il Paese attende questi impulsi all’economia per ridare fiato alle piccole e medie imprese, che sono il vero tessuto produttivo italiano e che oggi vivono un momento di difficoltà; per dare una spinta al mondo del credito, che oggi penalizza gli investimenti e si mostra assai poco flessibile; per costruire un fisco più equo, che possa offrire benefici alle famiglie e alle fasce deboli che più di altre pagano l’attuale situazione di crisi.Il Pdl al suo interno ha tanti professionisti capaci di fare proposte concrete e di realizzarle in questo ambito: se riuscirà a darsi esso stesso una svolta, potrà sperare di arrivare al 2013 ponendo il rilancio economico come il risultato più significativo da offrire all’attenzione degli elettori.In questo contesto anche l’agenda politica che la Lega ha dettato a Pontida, in particolare sui temi dell’autonomia finanziaria e fiscale delle regioni, è ampiamente condivisibile, come ha del resto sottolineato il presidente della giunta lombarda, Roberto Formigoni.Al di là della richiesta di trasferire i ministeri al nord, che certo non è una priorità, se non per l’individuazione delle sedi decentrate di alcuni dicasteri, e neppure un tema che appassiona i cittadini, che sanno che non risolverebbe i problemi dell’economia e del lavoro, il vero nodo è quello di assicurare più poteri e risorse alle Regioni; un impegno che la Lombardia chiede dal 2007 e che serve, questo sì, a migliorare la programmazione politica territoriale.Un altro tema importante rilanciato da Pontida è quello della sfida al ministro Tremonti perché riscriva il patto di stabilità, per permettere a province e comuni virtuosi di spendere i loro soldi per i cittadini; ad oggi quello strumento, penalizzante per la collettività, ha rappresentato un freno ai servizi e alle imprese.Bossi a Pontida ha anche detto che la futura leadership di governo dovrà essere legata ai risultati; è la conferma che Berlusconi rappresenta l’unica credibile certezza per garantire una solida maggioranza in Parlamento, della quale dovrà adesso farsi forte per concludere il mandato attraverso un percorso di riforme che traduca in fatti concreti il suo programma di crescita e innovazione, e per ottenere anche in futuro il diritto di guidare il governo.Si inserisce in questo percorso l’appuntamento romano del 1 luglio, dal quale il Pdl intende ripartire per affrontare il futuro con scelte coraggiose, che lo confermino, a livello nazionale come lodigiano, il primo partito e che lo portino a superare le difficoltà mostrate alle recenti elezioni.
Il presente costituisce il terzo di una serie di articoli che abbiamo chiesto a personalità spiccate del nostro territorio circa il recente raduno di Pontida. Il primo articolo (uscito 22 giugno) era di Pietro Foroni presidente della Provincia di Lodi, il secondo (pubblicato il 23 giugno) di Mauro Soldati segretario provinciale del Pd. Il prossimo (lunedì 27 giugno) sarà di Lorenzo Guerini sindaco di Lodi.“Il Cittadino”
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