Il fenomeno della denatalità e l’aborto

La Svimez (agenzia che guarda con attenzione al Sud-Italia) ha sottolineato nei giorni scorsi, con la pubblicazione dei dati del 2013, il fenomeno denatalità che ha toccato il Sud del nostro Paese. Un fenomeno preoccupante, attribuito alla crisi economica in atto e dalla quale l’Italia (e non solo) non riesce ad uscire. Un fenomeno – è stato detto – che porta con sé il rischio di una “terribile desertificazione” di quelle Regioni. La notizia è stata riecheggiata dai telegiornali, con sottolineature incisive, e con particolare riferimento al fatto che i giovani non si sposano, che tendono a lasciare le loro terre in cerca di lavoro e occupazione all’estero. La disoccupazione, specialmente delle donne, ha dimensioni impressionanti: solo una donna su cinque ha lavoro!Un fenomeno reale quello della denatalità nel Sud, che però – a mio giudizio – non è tanto da attribuire alla crisi economica in atto. E la dimostrazione sta nella situazione delle Regioni del Nord Italia, ove il fenomeno denatalità è in atto da anni, da quando non esisteva nessuna crisi economica… e si spalancavano le porte agli stranieri da occupare in tanti settori dove gli italiani non mettevano né capo né piedi.Il grosso problema “denatalità” (di cui abbiamo scritto da sempre) è legato soprattutto alla mentalità e al clima socio-culturale dominante, che non apprezza e non sostiene la famiglia naturale feconda… Si è cominciato con la legge sul divorzio, è seguita la legalizzazione dell’aborto che ha facilitato in modo del tutto irrazionale le interruzioni della gravidanza (non si dimentichi che in 30 anni quasi 6 milioni sono state le vite umane eliminate). Oggi, poi, le declamazioni progressiste esaltano le unioni gay; si chiede una legge a loro favore, con le attribuzioni di diritti (e doveri?) uguali a quelli conferiti dal matrimonio. È rimasta solo la Chiesa a richiamare tutti per una valutazione complessiva di questi problemi. Ma il modo con cui i media hanno illustrato il dibattito del recente Sinodo sulla famiglia ha lasciato quasi nel nulla ciò che è stato detto e scritto dai Vescovi sul valore, l’importanza, la bellezza della famiglia naturale (uomo-donna-figli), per riportare l’attenzione soprattutto sulle tematiche cosiddette moderne e attuali. Sabato 25 ottobre sono state organizzate importanti manifestazioni: la CGIL ha invaso Roma con un milione di partecipanti; a Firenze con la Leopolda, Renzi ha organizzato 104 tavoli tematici; anche altri partiti si sono trovati per discutere della situazione sociale del Paese. Da nessuno, per quanto sappiamo dai media-informazione è stato affrontato il problema nascite. A Milano, sempre sabato 25 ottobre, un corteo di alcune centinaia di persone, organizzato dall’Associazione NO 194, che combatte le prassi abortive, non ha avuto alcun rilievo nelle informazioni. Anche questo dimostra qual è il clima complessivo della nostra realtà socio-culturale.C’è ormai solo una speranza: che gli organismi ecclesiali, incominciando dalle parrocchie e dai gruppi, prendano atto di questa situazione e riprendano con forza la proposta di formazione alla famiglia. È questo infatti il primo percorso, se vogliamo sopravvivere come Chiesa e come società.

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