Il Covid cancella la Sagra dell’uva, ma San Colombano pensa a un’alternativa

Si sta valutando l’ipotesi di un’esposizione dei vini ma senza le degustazioni

Corsa contro il tempo per una manifestazione con prodotti locali e vino, la quarta domenica del mese, di norma dedicata alla Festa dell’uva. Assodato da giugno che la tradizionale sagra non si svolgerà nelle forme consuete, ormai nel dimenticatoio le ventilate ipotesi di una manifestazione ripetuta per tutti i fine settimana di settembre, rimane in piedi a San Colombano l’idea di un’esposizione-mercato di prodotti tipici e vino, senza degustazioni e assaggi però. Lunedì sera si è tenuta una riunione per valutare opportunità e problemi, ma le diverse parti, Comune, Pro loco, forze dell’ordine, Consorzio Vini Doc, si sono aggiornate con un secondo incontro in settimana, quando si avranno forse le idee chiare sulla fattibilità dell’operazione. Inizialmente l’ipotesi era quella di un mercato agricolo e vitivinicolo su via Mazzini e via Belgioioso, ma ora si sta facendo largo la possibilità di utilizzo del castello, che garantirebbe un miglior controllo dei varchi e degli accessi, per evitare assembramenti. Insieme a prodotti tipici (il mercato amico di Coldiretti) e ai vini di San Colombano, potrebbe esserci spazio anche per un’esposizione di auto d’epoca. Tutto rimane subordinato ai tempi di preparazione dei piani di sicurezza legati all’emergenza Covid. Di certo, non ci sarà degustazione al bicchiere dei vini banini, caratteristica della Sagra dell’uva. Il tutto però è ancora in forse, e San Colombano non arriva di certo con unità d’intenti all’appuntamento. Quattro cantine banine (Riccardi, Pietrasanta, Faverzani e Panizzari) hanno infatti contattato il Comune per chiedere il patrocinio a un mini-tour di assaggi e pranzo (partenza dal castello e tappa in ciascuna azienda, a pagamento). L’iniziativa però non è stata concordata né comunicata al Consorzio Volontario Doc, alle prese da luglio con il no del Comune alla ripartenza dell’Enoteca e degli eventi. Una spaccatura che tutti cercano di minimizzare, ma che rischia di incidere sui già difficili rapporti tra le cantine vitivinicole banine.

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