Fatichiamo a riconoscere la classe media, quella che ha tenuto insieme, giocando un ruolo di collante, il nostro Paese e che oggi sembra poco visibile. Se ammettessimo che il consumo sia stata la cifra culturale dominante per le società occidentali negli ultimi decenni, allora apparirebbe naturale considerare lo stile di vita un tratto distintivo per riconoscere l’identità sociale. Così non ci stupirebbe sentire il Censis affermare che il fattore che più accomuna e fa sentire vicine le persone è proprio lo stile di vita. Si percepiscono “prossimi”: quelli che trascorrono in modo simile il tempo libero; quelli che consumano come noi; quelli che come noi pensano sé stessi e agiscono il loro ruolo; quelli che condividono i nostri stessi interessi. I ricercatori del Censis affermano, durante il primo incontro del loro annuale “Mese sociale”, che “lo stile di vita dal modello di consumo al rapporto con ambienti, linguaggi, pratiche è il perno su cui si fonda una sorta di appiattimento orizzontale delle aggregazioni, isole di prossimità sociale in cui concretamente ci si identifica”. In tale situazione si possono incontrare tante “tribù di affini” magari anche coese al loro interno, ma poco interessate ad aprirsi al dialogo in comunità più ampie. Anzi, se seguissimo il ragionamento dei ricercatori, procedendo verso l’esterno s’incontra una diversità che può trasformarsi in una fonte di tensione tra micro-gruppi.La fase che viviamo della società dei consumi è arrivata a modificare, quasi definitivamente, le strutture classiche. Quando ci muoviamo al suo interno, non ci riconosciamo più dentro le tradizionali classi. Per collocarci, molto probabilmente oggi non è più sufficiente considerare occupazione, istruzione e redditi. Sono soprattutto il ceto medio e la classe operaria a uscire dai canoni. Come dimostra una ricerca della London school of economics e dell’università di Manchester, coordinata da Mike Savage e Fiona Devine, nelle nuove tipologie molto contano e sono coltivati i capitali sociali e culturali allargati, meno la riconoscibilità nel mondo produttivo.Il lento declino delle classi centrali forse è una conseguenza delle trasformazioni del mondo produttivo che sempre con maggiore frequenza inseriscono innovazioni hi-tech a scapito di lavori impiegatizi o commerciali. È sempre più frequente non incontrare più la schiera di cassieri all’uscita dei supermercati, in parte sono sostituiti da isole controllate “self pay”, vale lo stesso per i distributori di benzina o per i caselli dell’autostrada. Si riducono con l’introduzione di Pc e reti intranet i compiti e i “numeri” delle segretarie, nelle aziende non c’è più bisogno di quelli che battono a macchina, per non parlare dei call center computerizzati, o dei nuovi “robottini” che sistemano la merce negli scaffali al posto di una parte dei magazzinieri.
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