I sindaci tirino le redini

Nessuno è in grado di prevedere che fine faranno le Province. Sembra che non le cancellino del tutto ma le lascino in vita come enti di secondo livello, con il presidente che non sarà più eletto dai cittadini ma dall’assemblea dei sindaci. È il meno peggio di quanto possa capitare al Lodigiano, perché, come era stato ipotizzato, un suo accorpamento in una realtà istituzionale più ampia (con Cremona e Mantova, ad esempio) finirebbe per cancellare del tutto ogni parvenza di autonomia. Il ministro Del Rio ha annunciato che entro la fine dell’anno sarà pronto il disegno di legge che assegnerà ai Comuni le funzioni attualmente svolte dalle Province, e che per farlo il governo cambierà la Costituzione. Se i politici su questo argomento non ci riserveranno altre sorprese (e da Monti in poi ce ne hanno raccontate da vendere e da spendere) saranno i sindaci, e solo essi, i protagonisti della futura istituzione. A questo punto i sindaci del Lodigiano dovrebbero iniziare a incontrarsi molto più spesso, dialogando sui tanti problemi che affliggono la nostra terra, mettendo insieme progetti, sogni, idee e proposte: se sarà la loro assemblea a nominare il consiglio direttivo e il futuro presidente della Provincia di Lodi, è importante convocare al più presto tutti e 61 i primi cittadini. Di argomenti da affrontare ce n’è a iosa, a partire da come dirottare sulla nostra terra i benefici di Expo 2015, l’atteso evento internazionale che è ormai dietro l’angolo.

Può sembrare strano, ma far sedere attorno a un tavolo tutti i nostri sindaci non sembra essere cosa facile. Anzi. Sabato 21 settembre scorso il presidente dell’Associazione Comuni del Lodigiano, Giancarlo Cordoni, aveva organizzato un convegno sul tema “Quale futuro per il Lodigiano, quale futuro per la Provincia?”, al quale aveva invitato i 61 sindaci del territorio. Si sono presentati in otto.

È vero che le difficoltà non mancano per i nostri primi cittadini. Tira aria di pesante burrasca nei municipi, dove i soldi scarseggiano e il famigerato patto di stabilità ha accavallato nuovi problemi sopra quelli che già c’erano. E non è un momento tranquillo neppure per gli enti sovraccomunali del territorio, dove le cose, quanto a bilanci, vanno forse peggio. Poche settimane fa Lorenzo Rinaldi, dalle colonne del “Cittadino”, ci ricordava il “profondo rosso” in cui versano i conti di tante società pubbliche o semipubbliche del Lodigiano. Da Bellisolina al Parco tecnologico, da Eal Compost a Ecoadda, dal Consorzio formazione professionale a Lodinnova, non c’è da stare allegri: le loro perdite nel 2013 ammonteranno ad alcuni milioni di euro (e chi li ripianerà?).

Eppure, mai come in questo momento sarebbe un errore gravissimo scrollare le spalle, fuggire e rinchiudersi nel proprio municipio, perché i problemi del territorio si risolvono tutti insieme, e rimanendo uniti.

La grande esperienza del Consorzio del Lodigiano, durata trent’anni, che servì poi a far ottenere ai nostri Comuni la medesima dignità istituzionale delle altre province di Lombardia, diede risultati lusinghieri e molto positivi solo perché i sindaci lavorarono uniti. Forze politiche differenti e contrapposte riuscirono, insieme, accantonando profonde diversità ideologiche, a varare studi e iniziative di grande spessore. Oggi è necessario tornare a lavorare uniti, tenendo presente che scontri ideologici, dispetti politici, ritorsioni futili e rivalse bambinesche non risolvono nulla. Peggio, ci va di mezzo il territorio.

Hanno sbagliato quelle forze politiche che hanno creduto di poter gestire in maggioranza tutti gli enti sovracomunali del territorio, mettendo in disparte le minoranze.

Hanno sbagliato quelle forze di opposizione che come immediata ritorsione hanno dato vita a ulteriori enti publici, da contrapporre ai primi. Con le imposizioni e le ripicche non si va lontano.

Enti pubblici quali il Consorzio lodigiano per i servizi alla persona o Sal che si occupa di acquedotti e depurazione devono essere amministrati unitariamente, con maggioranze e minoranze sedute insieme nella stanza dei bottoni. A cosa è valso arroccarsi (“ora comandiamo noi!”) su posizioni di parte? A cosa è giovato dar vita a nuovi enti in contrapposizione a quelli già esistenti?

Qui a perderci è tutto il Lodigiano e proprio in un momento nel quale è necessario lavorare uniti.

I primi cittadini del nostro territorio, che già stanno dando un esempio encomiabile nell’affrontare le difficoltà di ogni giorno, tornino a dialogare insieme, senza posizioni preconcette. La situazione nel Lodigiano non è mai stata così sfilacciata. Occorre più lungimiranza, i sogni del futuro diventano realtà solo se ci si impegna uno di fianco all’altro, camminando insieme verso il medesimo orizzonte lontano. I sindaci, che guidano i carri dei nostri municipi, tirino le redini: ne abbiamo davvero bisogno.

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