«I negazionisti del coronavirus
mi fanno venire l’ulcera»

Il sindaco Passerini: «Vengano a vedere il nostro cimitero, magari capiscono qualcosa»

«Mi fanno venire l’ulcera i negazionisti del coronavirus, come i deputati che si sono astenuti sulla giornata nazionale in memoria delle vittime, sostenendo che non è esistito. Vengano quassù a vedere il nostro cimitero, magari capiscono qualcosa». A parlare in un’intervista rilasciata all’Ansa è il sindaco Francesco Passerini. Il primo cittadino esprime così il desiderio che non si dimentichi il prezzo di vite pagato dalla sua Codogno, la città lodigiana primo focolaio in Europa e nel mondo occidentale, ma è convinto che «ora non si possa più parlare di stato di emergenza».

«Il coronavirus non è stata un’invenzione mediatica», chiarisce il sindaco leghista della città lodigiana di circa 17mila abitanti dove è stato riscontrato il primo focolaio, e «dal 20 febbraio al 18 maggio sono morte 224 persone, rispetto a una media di 80-90 negli anni passati in quel periodo».

Passerini preferisce non entrare nelle polemiche politiche seguite al convegno dei giorni scorsi con il leader del suo partito Matteo Salvini, e con il tenore Andrea Bocelli.

«Salvini non aveva la mascherina? Non so se è stata una provocazione, non so quante persone c’erano al convegno», taglia corto Passerini. Secondo lui, oggi, non si può più parlare di stato di emergenza. «La situazione è cambiata - dice -. Bisogna avere attenzione senza psicosi».

In serata il consigliere comunale dei 5 stelle Massimo Casiraghi ha fatto arrivare la sua dichiarazione. «Spero che il sindaco di Codogno - dice - inviti veramente il suo capitano a vedere con i suoi occhi cos’è stato il covid nel Lodigiano.Fino a che negano i milioni di euro che il governo ha inviato ai Comuni lodigiani fanno la figura dei beceri tifosi, incapaci di fare i conti con la realtà; negare i morti e la sofferenza della nostra comunità è da sciacalli senza morale. Mi auguro che anche la nostra sindaca del capoluogo lo inviti a farsi un giro a Lodi».

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