I giovani salveranno l’Europa?

Il 25 marzo ricorreva il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Sessant’anni fa, infatti, sul colle romano del Campidoglio, si firmarono i Trattati che istituirono la Comunità economica europea (Cee) e la Comunità europea dell’energia atomica (Ceea): un altro di quei piccoli passi che avrebbero portato dapprima alla Comunità europea e, successivamente, all’attuale Unione europea. Un cammino lungo e spesso accidentato, partito con la firma, allora, di sei Paesi. Oggi, invece, gli Stati dell’Ue sono ventisette. Eppure, è innegabile, oggi il progetto dell’Europa unita vive un momento di grave difficoltà, con movimenti antieuropeisti diffusi in molti Paesi, al punto da mettere in discussione la tenuta stessa delle Istituzioni. “Oggi – ha detto il capo dello Stato italiano Sergio Mattarella, intervenendo in Parlamento – l’Europa appare quasi ripiegata su se stessa. Spesso consapevole, nei suoi vertici, dei passi da compiere, eppure incerta nell’intraprendere la rotta. Come ieri, c’è bisogno di visioni lungimiranti, con la capacità di sperimentare percorsi ulteriori e coraggiosi”. E ha aggiunto: “Capovolgendo l’espressione attribuita a Massimo d’Azeglio verrebbe da dire: ‘Fatti gli europei è ora necessario fare l’Europa’. Sono le persone, infatti, particolarmente i giovani, che già vivono l’Europa, ad essere la garanzia della irreversibilità della sua integrazione. Verso di essi vanno diretti l’attenzione e l’impegno dell’Unione”.I giovani. Già, sono loro la speranza dell’Europa. Non solo perché anagraficamente sono gli europei di domani, ma anche perché sono già quelli di oggi, se si pensa in particolare a tutti i percorsi di integrazione e inclusione comunitaria legati in particolare al mondo della scuola e dell’università, a cominciare dal conosciutissimo Erasmus, che ha segnato generazioni di universitari, con le loro famiglie.Non si può continuare a pensare all’Europa senza i giovani. A loro, agli studenti delle scuole italiane il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha inviato proprio il discorso del presidente Mattarella, perché – ha spiegato – sia “oggetto di diffusione a tutte le studentesse e tutti gli studenti e stimolo alla loro riflessione in aula, accompagnata dalle e dai docenti”. Il motivo? “I 60 anni dei trattati di Roma – ha scritto il ministro alle scuole, accompagnando l’invio del discorso del presidente – che rappresentano l’atto di nascita dell’Unione Europea, sono un’occasione importante per riflettere sulla storia del nostro continente e sul senso dell’essere e del sentirsi, per il presente e per il futuro, cittadine e cittadini europei”.Il processo d’integrazione europea, che ha avuto importanti aspetti economici, è nato animato soprattutto dalla ricerca di stabilità, pace e crescita diffusa dopo gli anni bui della seconda guerra mondiale. La ricerca della cooperazione, l’intesa comune, il cammino verso mete condivise: questi sono stati intendimenti e atteggiamenti dei Padri fondatori dell’Europa.Vale la pena che i ragazzi e le ragazze delle nostre scuole, in un tempo di ragioni gridate e di decisioni “di pancia”, possano riflettere con serenità e approfondire con lo studio – come è compito della scuola – un periodo storico e un progetto politico carico di valori. Perché sono e saranno loro i protagonisti del futuro dell’Unione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA